La nostra classe politica è composta da vecchi e circa il problema della droga è ferma agli anni Ottanta: a quando gli eroinomani lasciavano le siringhe nei parchi e un numero imprecisato di giovinastri sinistroidi si faceva canne da mane a sera. È una società che non esiste più, eppure è contro di essa che in Italia si continua a legiferare. La destra si accontenta a posizioni di principio tipo la-droga-fa-male-e-basta, la sinistra ostenta un permissivismo demagogico e senza progetto: il risultato è che c'è un'intera società letteralmente drogata che intanto si muove per casi suoi. Il concetto di droga pesante ormai sfugge, e non perché lhashish venga ormai equiparato alla cocaina, ma perché la cocaina viene ormai equiparata allhashish: le soglie di riprovazione sociale e di percezione del pericolo sono al minimo storico. I parlamentari fanno leggi sulla droga ma i magistrati e i poliziotti applicano una legislazione materiale tutta loro: se beccano un banchiere con 8 grammi di cocaina in tasca (l'uso personale sarebbe sotto 1,6 grammi) lo lasciano tranquillamente andare, ed è un fatto che i limiti di legge, a seconda delle zone del Paese, si possono superare anche di cinque volte.
I famosi giovani si fanno di dmx, ghb, ketamina, maoinibitori, pcp, popper, anfetamine, sonniferi, metadone, acidi: roba che i nostri legislatori non hanno mai neppure sentito nominare. Dovrebbe tuttavia essere alla loro portata che l'eroinomane, quello del buco, è praticamente estinto: è un anfratto superato della società, un debole, un disperato, uno che vorrebbe uscirne, mentre se lo lasci in strada è destinato al crimine e alla galera e poi ancora al crimine e alla galera.
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