L’«eroismo» di stare in branda con Brendona

Gentilissimo dottor Granzotto, dopo aver impegnato le mie migliori energie nell’educazione dei figli - affetto, comprensione, buona musica, eccellenti letture - sto perdendo il loro rispetto. La causa? L’eroismo che sta mostrando Marrazzo in un frangente difficile. «Perché anche tu non hai un comportamento eroico come il suo?» hanno chiesto ieri sera i miei gemelli, riuniti in seduta plenaria. È valso a nulla spiegare che, riguardo al sesso, ho abitudini molto tradizionali, che ho sempre odiato le droghe, e che per raggranellare cinquemila euri ci metto dei mesi. Alla fine del colloquio, i due si sono alzati irritati e se ne sono andati bofonchiando: «Perché gli eroi ci sono solo nelle altre famiglie?». Poiché tengo molto alla loro stima, le sarei grato se potesse promuovere una colletta fra i lettori del Giornale invitandoli a donare generosamente. Prometto ai benefattori che impiegherò il loro denaro in una serie di orge popolate da fanciulle giovani e bellissime: niente trans. Fossi colto sul fatto da mia moglie, potrei dimettermi da marito riconquistando così il rispetto di una prole acrimoniosa dopo essermi divertito un sacco. Se non accoglierà la mia richiesta, sarò costretto a rivolgermi alla redazione della Repubblica o direttamente all’Annunziata.
Monticelli Brusati (Bs)

Mettiamola pure sul ridere, caro Ferrari (però non speri nella colletta: ha mai visto un eroe sponsorizzato?), ma è proprio vero che una parte della sinistra mira a fare di Piero Marrazzo un martire del «sistema» e un campione della correttezza politica, un maestro da portare ad esempio. Tutto questo solo perché, travolto dallo scandalo e vergognandosi delle sue «debolezze private», si è dimesso. Oltre tutto, dalle sue dichiarazioni, dalla sua voglia di nascondersi, sparire dalla circolazione magari relegandosi in un convento, se ne deduce che a spingerlo alle dimissioni non è stato il suo alto senso dello Stato, come sostengono i marrazziani. Ma la prospettiva di dover subire, se fosse rimasto al suo posto, occhiate, sorrisini, mezze parole o battute salaci con riferimento alle sue «debolezze private». E ce n’è di materiale per ricamarci sopra. Basta un nome, Brendona, ed è tutto un lavorare di ago e di filo. Marrazzo, insomma, sapeva di rischiare che a ogni due per tre qualcuno gli ponesse la domanda che un anonimo bolognese ha reso immortale: «Di ben sò, fantesma... » con quel che segue. Per quanti trovassero oscuro il senso dell’interrogativo, dirò che Marrazzo sapeva d’essere sempre esposto alle insinuazioni sulle sue «debolezze», sui suoi gusti in fatto di sarabande sessuali. Se dunque bisogna proprio tirare in ballo l’eroismo, be’ ne avrebbe mostrato almeno un pizzico restando al suo posto e sfidando la baia, gli sfottò. Ma il coraggio e dunque figuriamoci l’eroismo, come diceva il buon don Abbondio, uno mica se lo può dare. O ce l’ha o non ce l’ha. È che ormai è facile, caro Ferrari, fare, fabbricare un eroe, e questo perché assieme a tante altre cose si è riusciti a banalizzare anche l’eroismo. Che si finisce per far emergere anche in una vicenda squallida assai come quella che ha avuto per protagonista l’ex governatore del Lazio. Dove io trovo caso mai eroica la sfrontatezza con la quale Marrazzo si recava a rimorchiare viados con l’auto blu e lo chauffeur pagati dai contribuenti.

Trovo caso mai eroico(mica) la sua prima reazione alla notizia dell’esistenza del filmino: «È una bufala!». E, fermo restando che i gusti sono gusti e ciascuno ha i suoi e ammesso che sarò all’antica, trovo eroicissimo, trovo un atto di temeraria audacia fare quelle cose là con una Brendona. Che poi è un Brendone.

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