di Michele Tronconi*
Il futuro del Sistema moda italiano dipende da tre V: Vicini, Veloci e di Valore. Sono i termini con cui dovremo progettarci e rappresentarci. I primi due stanno alla base delle economie di prossimità, che torneranno a essere importanti perché il mondo del dopo crisi non sarà più uguale a quello che abbiamo conosciuto a metà del decennio scorso. Il costo del petrolio non scenderà più a 20 dollari al barile e le distanze riacquisteranno importanza. Il commercio internazionale tornerà a movimentare materie prime e prodotti finiti, ma sempre meno semilavorati, da trasformare dove costa di meno. Sarà lesaurirsi del cosiddetto «task trade» che ha beneficiato di un mondo piatto; forse troppo. Tuttavia, Vicini e Veloci potranno esserlo anche i nostri competitors internazionali. Solo noi, però, potremmo continuare a essere anche «di Valore».
Questo è il punto: noi non produciamo commodities; noi produciamo Valori. Innanzitutto valori estetici, quegli stessi che appagano e al contempo educano il gusto attorno a cui ruota ogni asset del made in Italy; dallarte al turismo, dallabbigliamento, allarredamento, passando per lalimentare. Sono Valori identitari; sono il frutto di una tradizione che ci innerva e che sappiamo rendere dinamica. Ma è anche ciò per cui siamo riconosciuti a livello internazionale; è tuttuno col nostro essere italiani.
E non è finita; ci sono i valori etico-sociali e quelli eco-tossicologici incorporati nei nostri prodotti, che non sono i più economici, proprio perché non fanno leva su esternalità negative. Se i prodotti degli altri costano meno, i nostri valgono di più, e per godere del giusto ritorno abbiamo bisogno di mercati più trasparenti. Dove i consumatori possano premiare il bello e ben fatto.
Ci sono altri valori ancora, ma quanto detto basta per ridare a Cesare ciò che è di Cesare, e al Sistema moda italiano ciò che è la sua peculiarità: quello di essere una risorsa rinnovabile e strategica per il Paese. Chiediamoci: potrebbe leconomia nazionale fare a meno della moda, soprattutto di quella veramente made in Italy? È una domanda retorica, la risposta è scontata. Allora perché stiamo rischiando di trasformarci, da risorsa, in zavorra? È un errore che stiamo facendo tutti, sia per come ci rappresentiamo, che per come ci considera la politica. In mezzo a tanti settori e a tante imprese in difficoltà, che chiedono la giusta attenzione del governo, è importante concentrarci sul posizionamento più corretto. Se le nostre proposte venissero viste alla stregua dei tanti cahier des doléances, tutto potrebbe esaurirsi in unottica di breve respiro; la nostra progettualità verrebbe tacitata con la spartizione di una torta comunque troppo piccola per sfamare tutti. Certo, il valore segnaletico di qualsiasi gesto di attenzione rimane essenziale e benvenuto, ma non bisogna cadere in un ruolo passivo, che non è il nostro. La questione sta tutta in quale posta spesare la collaborazione strategica tra Stato e mercato che deve vederci ancora da protagonisti. Non dobbiamo finire nella voce «manutenzione» dello status quo delleconomia nazionale, ma nella voce «investimenti e promozione». Solo così potremo giocare da apripista per tutto il Paese.
*Presidente Sistema Moda Italia