Enrico Lagattolla
Alla faccia della canicola, del caldo che rende molli, di black-out, condizionatori e allarmismi, dei consigli del medico e di quelli del dietologo e alla faccia della sua dieta da erbivori che farà pure bene ma soddisfa come il digiuno, alla faccia del meteorologo catastrofista, quello che davanti alla grafica impietosa di uno «Stivale» senza nuvole o vento prevede «temperature in rialzo-umidità-e bolle di calore». E alla faccia, soprattutto e finalmente, dellanticiclone delle Azzorre, malabestia estiva che scioglie il catrame e scomoda i santi del paradiso al grido «che afa fa!». Dieci di agosto a Milano, quarantacinque gradi di latitudine nord e nove di longitudine est. A spanne e per approssimazione, lombra della Madunina. Temperatura massima registrata: 24 gradi Celsius. Così parlarono colonnina e mercurio. Qualche migliaio di chilometri più in là, tra i ghiacci di Anchorage, in Alaska, nessuna differenza: sempre 24 gradi. Insomma, tra Pianura Padana e circolo polare artico, lunica differenza la fanno le renne.
«Abbiamo registrato una temperatura inferiore di quattro gradi alle medie del periodo», spiegano gli esperti. E ancora, «la città è interessata da una perturbazione proveniente da ovest che porterà, nella giornata di domani, precipitazioni». Pure. Poi «continua a essere un agosto estremamente variabile, caratterizzato da una persistente situazione di instabilità». Avanti così.
Che tentazione, allora. Dopo aver celebrato le esequie delle «mezze stagioni», auspichiamo la prematura scomparsa del più classico dei Ferragosto, quello in coda, in autostrada, con lauto che è peggio di un altoforno di Murano, lacqua nel thermos che fa appassire i cactus, i sedili collosi e le ascelle dallalone imbarazzante; o quello in città, con gli anziani che guai a uscire di casa dalle sei del mattino alluna di notte che è troppo pericoloso e allora tappatevi in casa che invece lì fa fresco - manco abitassero nelle catacombe -, e con i pochi reduci dalla fuga in riviera o dal ghiacciaio dello Stelvio che camminano rasente i muri alla nostalgica ricerca di ombre e refrigeri impossibili. No, stavolta no. Stavolta fa fresco e si sta da Dio.
Benessere da «anomalie climatiche», rivincita dei forzati della città. E dai meteorologi arrivano solo buone notizie. Massime stazionarie nei prossimi giorni, e al limite - in caso di pioggia -, anche in diminuzione: ventotto, ventisei, ventiquattro.
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