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L’estetica tra creatività e dolore

Tra creatività e dolore, la violenza disarmonica del Van Gogh di una vita bruciata troppo in fretta. Sviscerata e indagata ieri, a Villa Queirolo di Rapallo, da Alessandro Di Chiara, direttore dell'Accademia Estetica Internazionale che qui ha la sua sede istituzionale. Un argomentare centrato su «La melanconia e la sofferenza dell'artista: Vincent Van Gogh e la malattia come guarigione», che ha visto Di Chiara, già docente di Estetica in Università e Accademie italiane, attualmente di Antropologia delle Arti ed Elementi di filosofia contemporanea all'Accademia di Belle Arti di Venezia, focalizzarsi sull'esperienza estetica, su cui sono stati costruiti i corsi di quest'anno. Rapporto tra «Creatività e dolore», tra ispirazione poetica e malattia.
Di Chiara sviluppa un'ermeneutica del pensiero tragico che intuisce nell'estetica l'apertura al sacro. Calato magnificamente sull'autore dei paesaggi deformati, agitati, carichi di presagi; della pittura-bisogno esistenziale e ricerca mistica; del colore-linguaggio universale per arrivare all'assoluto, con la nevrosi che porterà Van Gogh a quel lavoro frenetico che ne esaspererà la tensione fino al suicidio. Di Chiara, filosofo rapallese, è l'ideatore e direttore scientifico dell'Accademia Estetica giunta al IV anno della sua attività culturale; ieri il quarto appuntamento.

Per agganciare quell'identità filosofica della città che ha ospitato Nietzsche e poi Banfi, Anceschi e Pareyson. A chiudere il corso a fine maggio sarà Giovanni Reale, tra le massime autorità internazionali in ambito di storia della filosofia antica, ermeneutica ed estetica contemporanea.

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