L’«Eterna innocenza» per Teresa Pomodoro

Il «Cappuccetto Rosso» di García Lorca rivive in una performance col Quartetto Archimia

Un percorso catartico alla ricerca di un’«Innocenza perduta», di una capacità di relazionarsi con gli altri che nelle metropoli moderne sembra ormai dimenticata. Un percorso che in un certo senso vuole essere un ritorno alle origini del teatro, quando la polis intera assisteva alle tragedie per riflettere sul senso dell’esistenza, sui problemi più profondi dell’umanità e dell’individuo. Ecco che lo Spazio Teatro No’hma chiama a sé la cittadinanza per un ciclo di incontri sul tema «Milano, città d’incontro tra economia, sviluppo, ricerca di anima e di relazione umana: non solo una speranza, ma un progetto che guarda al futuro».
L’appuntamento è questa sera alle 21, per il secondo incontro del ciclo, con la performance L’Eterna innocenza che vedrà il Quartetto d’archi Archimia accompagnare la lettura de L’eterna innocenza, ispirata a La ballata di Cappuccetto Rosso di García Lorca (1919) e liberamente adattata da Teresa Pomodoro.
La favola racconta, in modo divertente, di una bambina smarrita nel bosco, metafora di innocenza perduta, che viene introdotta a un paradiso popolato da santi dimenticati e antiche divinità. In un’atmosfera allusiva e giocosa, sulle note di celebri walzer, si vuole trasmettere un invito a recuperare relazioni umane autentiche, basate sui sentimenti, sul desiderio di comunicazione e di solidarietà. Al termine dello spettacolo seguirà un dibattito con Mauro Ceruti, docente di Epistemologia e preside della facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Bergamo.
Ma perché un ciclo di incontri su Milano e sulla ricerca dell’anima smarrita? «Volgendoci al mezzo più immediato e diretto che è il teatro - risponde Teresa Pomodoro, anima dello Spazio Teatro No’hma - porgiamo ascolto alle richieste, che giungono da più parti, di sicurezza sociale, di superamento della violenza, di opposizione affidata alla cultura nei confronti del degrado dei costumi. Un evidente chiaro segnale di una vera e propria esigenza di anima, della ricerca di un benessere civile e umano si riscontra nelle tendenze dei giovani, sempre più attratti dalle facoltà umanistiche.

Ma non si può pensare - denuncia la Pomodoro - a forme di sviluppo economico finanziario e sociale in cui la persona venga a trovarsi in stato di smarrimento e solitudine soprattutto se rivestita del ruolo di macchina efficiente. E qui che Milano può dimostrarsi vera città d’incontro».

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