Cultura e Spettacoli

«L’etica? Se non è laica non è vera etica»

Non spiegano il perché delle nostre decisioni

«L’etica? Se non è laica non è vera etica»

da Sarzana

«Chi prende decisioni: i cervelli delle persone o le persone stesse? Pensi che cosa imbarazzante sarebbe per un cervello se, poniamo, volesse offrire un mazzo di rose a una signora: con quali mani? Appurato che un cervello non ha il physique du rôle del decisore, resta il fatto che senza di lui nessuno di noi può prendere una decisione. Quindi i conti col modo in cui i cervelli funzionano bisogna farli. Ma come? Questo è il punto».
Sì, è questo il punto per Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona all’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, studiosa e traduttrice di Sant’Agostino, prolifica saggista (l’ultimo tomo, Le novità di ognuno, è uscito da Garzanti). Soprattutto, parole sue, intellettuale «anticonformista in materia spirituale» (sul Foglio pubblicò lo scorso autunno «Abiura di una cristiana laica», aspra critica contro i pronunciamenti della Chiesa cattolica sul testamento biologico). De Monticelli va dritta dritta al nocciolo del problema: le neuroscienze tanto in auge di questi tempi possono spiegare in tutto e per tutto il modo in cui agiamo? «Nelle neuroscienze, o forse nelle estrapolazioni che ne fanno molti filosofi - risponde - si trovano cervelli “che vogliono e che scelgono”, e si chiamano “decisioni” eventi di cui diventiamo coscienti senza contribuirvi, come le sventagliate di sinapsi nei nostri neuroni: ma così manca qualunque riferimento a ciò che definiamo comunemente decisione, ossia l’atto con cui una persona, avallando uno fra i possibili motivi d’azione, gli conferisce un’efficacia causale che altrimenti non avrebbe». Roberta De Monticelli lo ha spiegato ieri al Festival della Mente di Sarzana, che in questa sesta edizione ha registrato la cifra record di 40mila presenze, complice l’arrivo, nel tardo pomeriggio di ieri, di Roberto Saviano con conseguente città blindata e caccia forsennata ai biglietti per il suo intervento sul tema «La Libertà comincia con le parole».
Professoressa De Monticelli, se per le neuroscienze anche il libero arbitrio è una pia illusione, che cosa ci resta?
«Appunto. La millenaria questione del libero arbitrio è diventata secondaria, un caso particolare della questione oggi più “di moda” tra i neuroscienziati: la nostra esperienza ci dice la verità o è illusoria? Viviamo forse in un mondo alla Matrix, dove nulla è come appare e non siamo che i protagonisti di ben regolati sogni?».
Lei scrive: «La persona non sarebbe una cosa nuova se non avesse il potere di dar inizio a qualcosa, di trasferire ad altro la sua novità». Senza libertà può esistere creatività?
«Il nesso fra la capacità che abbiamo di prendere libere decisioni e la circostanza che, unici fra le specie animali, continuiamo a produrre al mondo cose di tipo nuovo, è ben poco indagato. In che cosa consiste esattamente la novità della nostra specie rispetto a quelle da cui proveniamo per evoluzione? È sufficiente la differenza genetica così piccola che ci separa dalle scimmie antropomorfe a spiegare le realtà che abbiamo aggiunto all’ecosistema naturale: le civiltà, le loro opere, la storia?».
Lei che risposte si è data?
«La nostra novità consiste nel peculiare modo in cui sappiamo trasformarci in individui unici e irripetibili, attraverso una gestione, inizialmente guidata e via via più autonoma, delle risposte che diamo alle informazioni emotive e sensoriali che riceviamo ogni giorno».
Alla luce di questo, è possibile un’etica condivisa da credenti e laici?
«Sono dell’avviso che l’etica o è laica o non è, e per laica intendo valida indipendentemente non solo da qualunque appartenenza confessionale, ma anche da qualunque fede, anzi addirittura dalla questione se un Dio ci sia o no. Occorre distinguere fra ethos - che è lo stile di vita e la scala di valori, la vocazione e la fede, l’identità personale o morale di ciascuno - ed etica, che è il dovuto da ciascuno a tutti. Il fondamento di questa distinzione è la sacrosanta libertà che ciascuno ha di divenir se stesso, oltre e al di là di ciò che deve agli altri. L’etica viene prima: perché di quest’ultima libertà è condizione. Credo che la consapevolezza del proprio dovere nei confronti degli altri sia accessibile a chiunque, credente o ateo».
Perché temi come il testamento biologico o la fecondazione assistita infiammano il dibattito politico?
«Perché toccano l’ethos, la parte più propriamente legata all’identità morale di ciascuno. Purtroppo manca nell’universo culturale italiano, anche nella cultura del progressismo democratico-liberale, la consapevolezza veramente chiara del fatto che laicità non implica relativismo. Infatti è un dovere etico quello di garantire a ciascuno lo stesso diritto a vivere secondo il proprio cuore e la propria fede: per ottemperare a questo dovere abbiamo quella parte del diritto che regola la sfera delle libertà civili e che tutela la libertà di coscienza di ognuno».
Lei è docente di Filosofia della Persona, prima cattedra in Italia con questo nome: che cosa insegna ai suoi studenti?
«A fronte delle scoperte che l’ultimo secolo ha accumulato, dalla biologia alle neuroscienze, la questione di che cosa sia una persona è al centro del dibattito filosofico. Penso ai problemi più brucianti: che cos’è la coscienza? E la personalità? Una persona è solo un organismo biologico?».


Quesiti impegnativi: come reagiscono gli studenti?
«Fra i giovani, è strano, le certezze prevalgono spesso sulle domande».

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