L’Europa approva lo «Spalmadebiti» su cinque anni

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Gian Piero Scevola

Non dieci anni ma cinque. Non un periodo di tempo «assurdo», come era stato definito in tanti paesi europei, ma uno spazio temporale più limitato per mettere a posto i conti delle società calcistiche italiane. È stato infatti raggiunto un accordo tra la Commissione europea e le autorità italiane sul decreto salvacalcio, trovando un compromesso che prevede di spalmare i debiti delle società su un arco di 5 anni. L’ha annunciato il ministro per le Politiche comunitarie, Giorgio La Malfa, a Bruxelles al termine dell’incontro con il commissario europeo per il Mercato interno Charlie McCreevy.
«Abbiamo chiuso la questione sul decreto salvacalcio, nel senso che abbiamo trovato un’intesa che corrisponde sia alle esigenze a livello italiano, sia a quelle comunitarie. Quindi quel problema lo abbiamo eliminato», ha dichiarato il ministro, che ha poi indicato che «il numero di anni utile per spalmare i debiti delle società, scende a cinque. Per il momento c’è un testo che sarà oggetto di una lettera del governo italiano, soddisfacente sia per le nostre istituzioni che per la Commissione europea, con cui si chiude questa problematica». In questo modo, ha sottolineato La Malfa con una battuta, «si salvano le squadre di calcio». E poi: «L’applicazione delle normative che sono previste avverrà compatibilmente con la possibilità che queste società siano in regola con i loro bilanci».
In realtà, quello ideato nell’inverno 2002 dal governo fu un regalo ai club calcistici: la legge spalmadebiti, quella che, con un’innovazione contabile, consentì alle società di serie A e B di suddividere su 10 anni le perdite derivanti dalla svalutazione del parco giocatori. Si pensava allora a un regalo da 800 milioni di euro per le squadre di A: la sola Lazio è riuscita a dare subito un taglio di 206 milioni al valore del parco giocatori, altre ci hanno messo più tempo. E la Juventus può accampare con orgoglio di non avere usufruito, come certificato nei bilanci successivi, del decreto spalmadebiti.
La legge si è però trasformata in un «aiutino» da quasi un miliardo di euro per la serie A che ha evitato il fallimento automatico per tanti club, anche se il calcio nostrano continua a vivere al di sopra dei propri mezzi: si spendono infatti 1,8 euro per ogni euro incassato.

Questa mano amica non è piaciuta alla Commissione europea che ha fatto di tutto per smontare il decreto italiano, aprendo anche due procedimenti contro l’Italia per norme anti concorrenziali, considerati come aiuti di stato, non previsti nella normativa Ue. Ora finalmente l’accordo sui 5 anni, il riconoscimento della legalità dell’intervento. E un bel sospiro di sollievo da parte dei club italiani.

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