da Gerusalemme
Il grande pericolo iraniano, e con esso la guerra fra sciiti e sunniti in Irak, potrebbe portare alla pace in Medio Oriente; Il presidente iraniano Ahmadinejad, se e quando avrà la bomba atomica, non esiterà a usarla e occorre aiutare subito lopposizione: lEuropa, se non cambia strada, sarà sconfitta dallIslam. Ironico ed elegante, very british nellaccento e nei modi, anche se ormai da tanti anni la sua patria delezione sono gli Stati Uniti, il professor Bernard Lewis, 90 anni, decine di testi fondamentali sul Medio Oriente, ci consegna in questa rara intervista (non ne ha concessa nessunaltra durante la sua permanenza di tre mesi in Medio Oriente) sul lungomare di Tel Aviv, dove ogni primavera passeggiamo insieme.
Professore, lArabia Saudita, che il 7 febbraio ha ottenuto laccordo della Mecca fra Hamas e Fatah, è oggi il leader di un fronte con i Paesi del Golfo, lEgitto e la Giordania che sembra deciso a contenere il potere di Ahmadinejad. È uniniziativa di Paesi moderati contro lestremismo islamico? O un capitolo della guerra fra sciiti e sunniti?
«Ciò che è legato allArabia Saudita non è di per sé moderato, anche se nel tempo breve può calmare la situazione. Ma lArabia Saudita è la culla e la custode del wahabismo, ovvero quel movimento religioso che nacque nel XVIII secolo quando lIslam vide avanzare in Europa la Russia e lAustria, gli ottomani seguitavano a ritirarsi e la Francia, lInghilterra, i Paesi Bassi creavano grandi imperi in Asia. Molti Paesi arabi si chiesero: Perché lOccidente ha migliori navi, migliori armi, migliori governi?. Ebbero luogo riforme e modernizzazioni. Ma il wahabismo dette la risposta opposta: Perdiamo perché abbiamo tradito il vero Islam, e dobbiamo ritrovarlo. Da allora questo movimento, che fonda madrasse da Amburgo a Chicago e diffonde intolleranza fra i cittadini musulmani del mondo, attacca soprattutto allinterno: agli infedeli spetta un trattamento stabilito dal Corano, ma per lapostata è peggio. È condannato a morte. E gli sciiti, per i wahabiti, rappresentano i rinnegati per eccellenza. Gli sciiti di oggi, capeggiati da Ahmadinejad, sono di enorme disturbo per i Paesi sunniti».
Che cosa determina oggi la politica in Medio Oriente?
«La dinamica dei Paesi locali, che pesano ormai sullEuropa più di quanto lEuropa conti in Medio Oriente. Scusi, non vede che la Siria pesa di più in Francia di quanto la Francia pesi in Siria? E quindi sono ripartite le vecchie tendenze: espansionismo e guerra interna. In un primo tempo, gli arabi conquistarono lAfrica del nord, la Spagna, lItalia meridionale... e furono poi ricacciati indietro; più tardi, i turchi conquistarono Costantinopoli, per due volte raggiunsero Vienna. Ora, siamo alla terza fase: metodo nuovo, diverso approccio».
Che vuole dire? Che lattuale immigrazione è una nuova invasione?
«Non certo consciamente, non da parte degli immigrati in quanto tali. Ma comincia ad avere quelleffetto, a causa dellestremismo islamico, e chi lha notato ha saputo mettere a frutto limmigrazione per i suoi fini. Bin Laden è stato molto franco ed eloquente: I sovietici e gli americani ci hanno a lungo tenuto in scacco. Ma dopo che in Afghanistan abbiamo distrutto limpero sovietico, ci sarà facile avere a che fare con gli Usa».
Gli islamici credono di poter vincere?
«Certamente. Nel frattempo, è tornato lo scontro interno. LIran è in rotta con gli Stati arabi sunniti. E i sauditi, il Bahrain, il Kuwait, vedono in questo un pericolo mortale. Laddove esistono rilevanti minoranze sciite, un pericolo mortale minaccia i regimi».
I palestinesi del Fatah quando si scontrano con Hamas gridano sciiti per offendere il nemico interno, ma là sono tutti sunniti, eppure stanno con lIran. In Egitto non ci sono sciiti...
«Fra i palestinesi conta chi è con loro contro Israele, il tema sciita è molto estraneo, è interessante che adesso lo usino come unarma. Con i sauditi, siamo alla situazione in cui si trovò Sadat quando decise di fare la pace con Israele. Sadat aveva ereditato la presenza dei consiglieri inviati da Mosca e capì che per i sovietici lEgitto era una colonia. Le loro aree militari erano vietate agli egiziani, spadroneggiavano a destra e a manca. Una delle tante volte in cui mi trovavo in Egitto, il proprietario di un negozio si lamentò con me: Gli americani, gli inglesi e i francesi non vengono più. Ma avete i russi, replicai. Lui sputò e disse: I russi non comprano neppure un pacchetto di sigarette né te ne offrirebbero mai una. Sadat comprese che era meglio un male minore e cioè fare la pace con Israele piuttosto che tenersi i russi a casa. Il pericolo sciita può convincere i sauditi a cercare la pace».
La pace vera? Firmata?
«Una pace come quella con lEgitto: fredda».
E i palestinesi potrebbero rientrare in questo processo? I loro legami con lIran e con Hezbollah, da quando Hamas è al potere, sembrano più vincolanti della sunna.
«I palestinesi faranno la pace quando avranno deciso di riconoscere che Israele esiste. Fino a ora hanno sempre sperato che qualcuno, qualcosa, potesse togliere Israele dalla carta geografica».
Ahmadinejad userà la bomba nucleare se e quando lavrà?
«La userà: la sua visione è diretta e precisa, il suo desiderio di apocalisse è genuino e non teme deterrenti».
Perché usa soprattutto gli ebrei e Israele come obiettivo del suo odio?
«Perché la storia dimostra che lEuropa non ama gli ebrei; quanto agli arabi, è evidente che Israele è unesca».
Lei pensa che lEuropa potrebbe abbandonare Israele?
«LEuropa non difende se stessa, non vedo perché dovrebbe darsi la pena di difendere Israele. La combinazione di politically correct e di multiculturalismo, unito agli interessi economici, ha creato quella che viene descritta, anche quando si parla del Dipartimento di Stato, come la politica dellinchino preventivo.
Quanto è seria la determinazione degli islamici?
«Bisogna guardare alla storia: quando fu costruita la Cupola della Roccia sorse sopra un sito santo per le religioni giudaica e cristiana. La scritta dice Dio è uno, non ha pari, non genera, non è generato. Una sfida aperta alla cristianità, cui si unì il fatto che per la prima volta il califfo Abd al Malek batté monete doro come i romani e i bizantini. Era un modo di comunicare la preminenza della sua religione, tutte le altre erano false, incomplete o superate».
Ma oltre allIslam dominatore cè quello riformato e illuminato.
«Ma mi preoccupa latteggiamento europeo, che invita, inchinandosi, allestremismo. Come dice il poeta siriano Saadek al Azam, o avremo unEuropa islamizzata o un Islam europeizzato. I moderati vanno incoraggiati, ci sono ma temono di mostrarsi. La mia grande speranza sono le donne, che essendo la maggioranza possono essere decisive».
Professore, mi sembra molto preoccupato per il Medio Oriente.
«No, è il Medio Occidente che mi preoccupa di più».
E lIrak?
«Forse, come diceva un mio amico iracheno, avremmo dovuto cominciare in ordine alfabetico».
È questo lerrore degli Usa?
«Scherzavo. Errori ce ne sono stati tanti, ma essere ancora là a combattere il terrorismo è indispensabile: non è certo una situazione come quella del Vietnam, in cui si possa fare le valigie e andarsene.
Ma in Vietnam la guerra fu persa.
«Non furono i vietnamiti a vincerla, fu Jane Fonda. Ed è lo stesso identico pericolo che lOccidente corre oggi. Essere vinti da se stessi».
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