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L’Europa ha umiliato gli Stati Uniti Americani campioni senza squadra

La squadra europea di Ryder era data per la prima volta favorita alla vigilia della grande sfida al K Club di Dublino. Ma in pochi potevano credere che alla fine di tre giornate entusiasmanti la vittoria sarebbe stata così netta, schiacciante e in qualche modo umiliante per la nazione, per eccellenza, più forte al mondo nel golf.
Si è detto che è mancato Tiger Woods ma guardando bene i punteggi alla fine, il fenomeno ha pur sempre portato a casa tre punti, sebbene due per merito di Jim Furyk, suo compagno nella serie dei quattro doppi in programma. Il vero Tiger lo si è visto solo nel singolo finale, a conferma che malgrado tutta la buona volontà il numero uno al mondo non riesca ad assuefarsi al gioco in coppia. La vera delusione americana sono stati, se vogliamo, Phil Mickelson, numero due al mondo, e Chris DiMarco, di solito trascinante ma stavolta solo spocchioso ed imbronciato.
Gli americani avevano quattro debuttanti in squadra che si sperava super motivati ma al contrario hanno fatto ben poco. Al tirar delle somme, i migliori si sono dimostrati i due "prescelti" da capitan Tom Lehman, il quale però alla fine non ha potuto far altro che togliersi il cappello davanti allo squadrone del piccolo Ian Woosnam.
I dodici europei erano tutti forti di levatura mondiale ma ancora una volta è stato lo spirito di squadra, la cameraderie tra le coppie (nei doppi) il fattore cuore oltre l'ostacolo a far la vera e schiacciante differenza.
Il professor Montgomerie ha fatto da leader, ma il trascinatore in campo e fuori è stato Sergio Garcia, imbattuto nei doppi e vero personaggio della squadra, diventato subito anche il beniamino dei 45mila spettatori in campo, almeno quelli di fede europea. Protagonista è stato il pubblico, soprattutto quello irlandese, competente, corretto e al tempo stesso esaltato ed osannante per il trionfo europeo.
Una menzione speciale merita Darren Clarke, tornato tra il suo pubblico e tra i suoi compagni dopo la recente perdita della giovane moglie Heather. Ha giocato come non mai, ha unito ancor più i giocatori che anche per lui volevano la vittoria, ha commosso il pubblico presente e i 750 milioni di spettatori che in 150 Paesi hanno seguito colpo dopo colpo la sfida più bella del mondo. Europa 18.5, Stati Uniti 9.5: lo stesso schiacciante punteggio di due anni fa e che porta il golf europeo professionistico sugli scudi. Ora gli States dovranno rivedere un po' tutto il loro sistema di selezione per entrare a far parte della squadra. Hanno lasciato a casa giocatori che potevano far la differenza o almeno limitare i danni. Ma le regole erano quelle e non si potevano cambiare in corso.
Ora è tempo di cambiare se non vogliono subire delle umiliazioni - accettate con grande sportività - come è accaduto al K Club.

E poi sopra ogni cosa i campioni - perché tali sono e restano - americani devono imparare a sentirsi squadra.

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