L’evoluzione del mondo pende dalle labbra dei baci

L’evoluzione del mondo pende dalle labbra dei baci

«Mi chiedo chi fosse il pazzo che inventò il primo bacio» disse Jonathan Swift, mentre Marziale si lagnava che «ogni villano ti stampa addosso un bacio puzzolente» e Charles Dickens sosteneva che l’uomo è il solo animale che sappia baciare, e si sbagliava.
Ci voleva una donna, la biologa Sheril Kirshenbaum, per raccontarci una bella storia evolutiva e culturale del bacio, La scienza del bacio, in un saggio appena pubblicato da Raffaello Cortina (pagg. 180, euro 18). Perché alla fine in natura si baciano tutti, a modo loro e per ragioni uguali e diverse. Tra gli altri primati i nostri cugini scimpanzé usano solo le labbra, mentre i bonobo baciano proprio come noi, e se ne accorse il guardiano di uno zoo che, come benvenuto, si ritrovò in bocca la lingua di un bonobo. Le giraffe intrecciano i colli («si accollano»), gli uccelli si strofinano i becchi, gli scoiattoli e i porcospini si strofinano i nasi, ma non come gli eschimesi, credenza errata, perché in realtà gli inuit canadesi si annusano la faccia, come i criceti e i cani.
All’origine del bacio umano e degli altri animali ci sono molti e complessi adattamenti evolutivi, a cominciare dal contatto bocca-capezzolo durante l’allattamento fino alla pratica della premasticazione e della rigurgitazione tra madri e figli. Con l’acquisizione della statura eretta, nei primi ominidi il richiamo erotico si è spostato su, alla bocca, il cui rosso richiama le piccole labbra degli organi sessuali femminili, e dunque le labbra, secondo la definizione di Desmond Morris, sono «un’eco genitale». È anche per questo che il rossetto è rosso, come lo smalto per le unghie, non smetterò mai di ripeterlo a queste maledette che si mettono il verde, l’azzurrino, il giallo, da tagliargli le falangi.
Volendo, siccome l’approccio fisico tra umani è più complicato di quello tra cani, potete giocare sulla terminologia scientifica e provarci con qualcuna non chiedendo un bacio ma un’osculazione, magari spiegandole che gli antichi romani distinguevano tre tipologie di bacio: l’osculum, che era il bacio sociale e amichevole, il basium, bacio affettuoso tra i familiari, e il savium, vero e proprio bacio sessuale e erotico, quello che più ci interessa.
I cristiani, come al solito, hanno cominciato a rompere molto presto perché il bacio portava alle pratiche peccaminose del sesso (già nel 397, nel terzo Concilio di Cartagine, si cercò di impedire il bacio religioso fra sessi), sebbene nell’Antico Testamento ci si baciasse come dannati, e prima ancora nei testi vedici del 1500 a.C. e ovviamente nel Kamasutra. Ma ci sono anche popoli che prima dell’arrivo degli europei non conoscevano il bacio, come gli abitanti delle isole Mangaia del Pacifico, che in compenso avevano una media di venti orgasmi alla settimana, mille orgasmi all’anno, senza mai baciarsi.
A proposito di censure, non ci sono stati solo i divieti religiosi: durante le varie epidemie di peste il bacio era un modo per diffondere i germi e andava interdetto per questioni igieniche, e perfino la storia del cinema non è sempre stata così libertina, visto che dal 1930 al 1968 vigeva il moralistico Codice Hays che vietava di «mostrare baci eccessivi e libidinosi, abbracci libidinosi, posizioni e gesti provocanti». Tuttavia il primo scandaloso bacio cinematografico risale addirittura al 1896, un piccolo film di trenta secondi che si intitolava Il bacio fra May Irwin e John C. Rice, e il pubblico voleva chiamare la polizia. Nel 1963 arrivò invece Andy Warhol, con il film Kiss, 54 minuti di soli baci, e l’anno dopo, già che c’era, girò un blowjob di 35 minuti.
In tedesco ci sono ben trenta parole diverse per dire il bacio, la più interessante è nachküßen, un bacio che risarcisce tutti quelli non dati, praticamente un condono. Meno costoso dei cinquantamila dollari pagati nel 2003 dalla signora Joni Rimm per ricevere un bacio di Sharon Stone, il primo bacio messo all’asta. Comunque se un bacio di qualche minuto vi sembra lungo pensate a James Belshaw e Sophia Severin, che al Centro Commerciale Plaza di Londra si sono baciati per 31 ore, 30 minuti e 30 secondi.
Il bacio, comunque, è anche dietetico, e perfino una droga, nel senso che implica l’uso di una discreta quantità di muscoli facciali e brucia diverse calorie, mandando in circolo dopamina, ossitocina, serotonina e andrenalina. I vasi sanguigni si dilatano, il cervello riceve molto più ossigeno del normale e un fiume di endorfine prodotte dalla ghiandola pituitaria e dall’ipotalamo ci porta a un vero e proprio sballo chimico, praticamente in extasy. L’innamoramento, in sostanza, è una molecola. Tutto questo, ovviamente, se non state baciando vostra moglie.
Infine secondo Freud il bacio è un simbolo di deprivazione del seno. Secondo Morris, al contrario, un modo per far rivivere l’infanzia.

Secondo me è l’infinito dolore che mi separa dalle labbra di Scarlett Johansson, ma anche il vetro che mi divide dalle labbra di Edy, la mia amante scimpanzé del Bioparco di Roma, con la quale mi scambio infiniti baci ogni settimana, ma quello è amore vero, altra storia.

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