«Non ho mai visto una simile distruzione, adesso non cè più nulla, cosa faccio?» ripete una donna con gli occhi bagnati dalle lacrime alle porte di Monterosso. «Ho perso mio marito in guerra, avevo un figlio che mi ha preceduto in cielo ed ora di loro non mi resta più alcun ricordo». Eppure tra il fango e la disperazione vi sono anche gesti di grande solidarietà che fanno sperare. Un uomo laltra notte è rimasto bloccato con lauto nellalluvione. È riuscito a mettersi in salvo, ma non aveva nulla mangiare, il telefono non funzionava e la pioggia non smetteva. Come in un film si è formato un gruppo di sopravvissuti. In sei hanno vagato per uscire da quel dramma, inutilmente. In piena notte si sono sentiti chiamare da un balcone di una delle tante case colpite dallalluvione. Era unanziana, ma non chiedeva aiuto, lo offriva. La donna, se pur in piena emergenza, al buio, senzacqua potabile, ha accolto gli sconosciuti, li ha sfamati e poi li ha ospitati per la notte. «In tempo di guerra queste cose capitano - ha detto lanziana - e questa è peggio di una guerra». Saverio è invece un volontario che arriva da Canelli, nel Piemonte, una località colpita da una tremenda alluvione nel 1994. È un alpino della protezione civile, guida un mezzo con aiuti e tante pale da distribuire ad altri volontari. Mentre organizza il primo intervento vede un uomo, con il fango a mezza gamba che sta cercando di riaprire un portone di Borghetto Vara. Il volontario si avvicina e chiama luomo: «Maresciallo, si ricorda di me».
Di fronte a lui non cè più un alluvionato come tanti, ora cè un ex sottufficiale della Marina militare che ventanni fa andò a prestare aiuto proprio a Canelli. Allepoca il volontario era un negoziante di una bottega distrutta dal fango, oggi i ruoli sono invertiti. AVigLex alluvionato di Canelli che ora fa il volontario
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