L’ex «ciambellano» di Scalfaro e Ciampi finito alla sbarra per una villa abusiva

RomaGaetano Gifuni a processo. Il simbolo più fulgido del burocrate di Stato, l’ex potentissimo segretario generale della presidenza della Repubblica sia sotto Scalfaro che sotto Ciampi, è stato rinviato a giudizio dal gup Maurizio Caivano. Le accuse che il pm Sergio Colaiocco ha rivolto a sei persone sono pesanti: abuso d’ufficio, peculato, truffa, falso materiale e falso ideologico. La vicenda riguarda una villa abusiva nel cuore di Castelporziano nella quale abitava un dirigente della tenuta della presidenza della Repubblica, Luigi Tripodi, nipote di Gifuni. Secondo il pm, Tripodi, che era capo del servizio tenute e giardini, assieme al direttore di Castelporziano Alessandro De Michelis e ai cassieri Gianni Gaetano e Paolo di Pietro, tra il 2002 e il 2008 si sarebbe appropriato di quattro milioni di euro del Quirinale. Paolo di Pietro è stato trasferito, gli altri sono andati in pensione. Ma Tripodi, prima di concludere i suoi 14 anni a Castelporziano, sarebbe pure riuscito a trasformare un canile in una villa a due piani: 180 metri quadri, con una tettoia per le auto e duemila metri quadri di giardino. Zona vincolata perché oasi protetta ma nessun permesso. Eppure il via libera ai lavori è arrivato. A firma di chi? Gifuni. Per favorire il nipote, sostiene la Procura, il segretario generale aveva falsamente sottoscritto che la Commissione alloggi nella seduta del 20 luglio 2005 aveva approvato la trasformazione del canile in villa.
E poi il capitolo sui conti che non tornano. Nelle casse del «servizio tenute e giardini» confluiscono ogni anno 2 milioni e 700mila euro. Bruscolini rispetto ai 228 milioni del bilancio annuo del Quirinale. Tuttavia nel 2009 sono partiti i primi accertamenti riguardo a degli ammanchi. Tra il 2002 e il 2008 sarebbero scomparsi dalle casse 4 milioni e 300mila euro, in media 50-60 mila euro al mese. Ma il denaro sparito potrebbe essere ancora di più. L’inchiesta è partita dallo stesso Quirinale che, «con grande rammarico», ha denunciato alla procura gli ammanchi di cassa. Si è scoperto così che parte del denaro era finito nelle tasche degli indagati. Gianni Gaetano, il «pentito» dell’inchiesta, ha confessato di aver prelevato ogni anno dai 30 ai 45mila euro «per aiutare il figlio disoccupato».
L’uomo ombra di Scalfaro e Ciampi, Gaetano Gifuni, presente in aula ieri ha protestato la sua innocenza: «Provo profondo disagio a trovarmi qui nelle vesti di imputato - ha detto - dopo cinquanta anni al servizio delle istituzioni esclusivamente nel pubblico interesse e non avendo mai approfittato del mio ruolo presso il Senato e la presidenza della Repubblica». Il processo comincerà l’11 luglio.

Gifuni, segretario generale del Senato nel ’75, ministro del governo Fanfani e poi segretario generale del Colle, nel 2006, presidente Napolitano, è diventato segretario generale emerito. Suo figlio Fabrizio, invece, è un attore di successo e ha brillato nel cast de «La meglio gioventù» di Giordana.

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