L’ex milanista azzerato dalla paura di farsi male

Potremmo rivolgerci al programma «Chi l’ha visto» per avere notizie di Andriy Shevchenko. Perché il suo rientro a tempo pieno, dopo l’infortunio al ginocchio patito il 7 maggio in Parma-Milan, è di quelli impalpabili, che non lasciano traccia, che neppure si possono ricordare. In novanta minuti l’ex Pallone d’oro ha vagato per il campo come un fantasma ed è apparso l’ombra del bel giocatore che catalizzava il gioco del Milan e che rappresentava il terminale di ogni azione dei rossoneri, con i risultati che i 173 gol nei suoi sette anni a Milano stanno a dimostrare.
Ma ieri, evidentemente, due sono stati i motivi che hanno bloccato Sheva: l’emozione per il debutto in un mondiale e la paura di farsi ancora male. L’emozione si può superare, ma il timore, quando non sei completamente sicuro di avere recuperato, non puoi togliertelo. E questo, principalmente, deve essere passato nella testa dell’ucraino perché la sua paura nei contrasti è apparsa evidente. E ancora la mancata potenza, nell’unica occasione in cui ha tentato il tiro, è risultata conseguenza fin troppo chiara, così come il movimento innaturale, con il tentativo di non flettere troppo il ginocchio sinistro, quello malandato, quando in un’occasione è finito a terra.

Dire che Sheva era al 50% forse è già troppo ottimistico e proprio le sue condizioni hanno condizionato tutta la squadra. Deluso l’ucraino a fine gara: «Il punteggio è una punizione troppo severa e io non c’ero proprio, ho fallito malgrado la gran voglia che avevo dentro. Il ginocchio mi ha fatto un po’ male, mi ha dato qualche fastidio».

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