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L’ex ministro Usa Clark tra i difensori di Saddam

da Bagdad

L’ex ministro della Giustizia americano Ramsey Clark e l’ex ministro della Giustizia del Qatar Najeeb al Nauimi entreranno nel collegio difensivo del deposto dittatore iracheno Saddam Hussein e saranno probabilmente in aula già oggi, nel tribunale di Bagdad, alla ripresa del processo che si era aperto il 19 ottobre scorso e che era stato subito aggiornato per permettere agli avvocati di organizzare meglio la difesa, guidata dall’avvocato iracheno Khalil Dulaimi. Clark, 77 anni, un esperto in diritti umani, è arrivato ieri a Bagdad.
Sul banco degli imputati, oltre a Saddam, altri sette esponenti del regime abbattuto dall’intervento armato americano. Sono tutti accusati di crimini contro l’umanità nell’uccisione di 148 uomini a Dujail, dopo il fallito attentato alla vita del dittatore nel 1982. Rischiano la pena capitale. I legali hanno fatto sapere che per presentarsi in aula esigono che la loro sicurezza sia sarà garantita. Due avvocati dell’ex rais sono stati uccisi a pochi giorni dall’apertura del processo. Da allora i difensori hanno più volte chiesto la protezione dei soldati americani o quella dell’Onu non ritenendo affidabile quella fornita dal governo iracheno. Proprio ieri si è appreso che otto persone sono state arrestate a Kirkuk perché sospettate di aver pianificato l’assassinio del presidente della corte. Oggi, alla ripresa del dibattimento, gli avvocati proporranno subito che il processo venga nuovamente aggiornato. Lo ha detto Ziad Najdawi, uno dei legali, senza precisare quale sarà la motivazione.
Tra le testimonianze previste ce ne sarà una postuma, quella di un ex ufficiale dei servizi segreti iracheni, Wadah Sheikh, considerato il principale testimone dell’accusa per la strage di Dujail. Sheikh ha registrato la sua testimonianza in un video prima di morire di cancro lo scorso 27 ottobre. «Il testimone aveva un ruolo di primo piano, insieme a Barzan al-Tikriti, nel trasportare le vittime da Dujail alle prigioni di Abu Ghraib e al-Hakimiyah. Era anche coinvolto direttamente nell’esecuzione di alcune sentenze pronunciate contro i prigionieri», ha detto il procuratore capo Jafari al Musawi in una intervista al Sunday Times.
Anche ieri attentati e agguati. Ma non mancano sviluppi politici positivi: il presidente iracheno Jalal Talabani ha confermato di avere avuto contatti telefonici con alcuni ribelli che si sono detti disposti a partecipare al dialogo. Non è la prima volta che Talabani apre agli insorti.

Lo aveva fatto la settimana scorsa nella fase preliminare della Conferenza di riconciliazione del Cairo e, in precedenza, subito dopo il suo insediamento, lo scorso aprile.

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