«L’ex Pm? Un coniglio sempre in fuga»

Roma«È andato in onda in fascia protetta, lo Zorro dei poveri che tiene famiglia e scappa...».
In fascia protetta?
«Sì, come quella prevista per tutelare i bambini, visto che Di Pietro, ad Annozero, non è stato messo alle strette. E non è stato incalzato da domande che qualsiasi giornalista avrebbe fatto. È stato vergognoso».
Presidente Gasparri, visto che anche lei, oltre a guidare i senatori del Pdl, fa parte della categoria dei giornalisti, quali gli avrebbe rivolto?
«Sono tante».
Da qualche parte bisogna iniziare.
«Giusto, ma ci deve spiegare tante cose. Innanzitutto, come ha saputo che Mario Mautone (ex provveditore alle Opere pubbliche di Campania e Molise, ndr) era indagato? E come ha scoperto che le telefonate in cui lo stesso Mautone parlava con Di Pietro junior, cioè suo figlio Cristiano, erano intercettate? Colloqui, tra l’altro, non doppiati, cioè non “sceneggiati” nel corso della puntata di giovedì sera. E poi, è stato avvisato da qualcuno, c’è stata un fuga di notizia? Non si sa, perché lui non risponde».
C’è altro?
«Eccome... Ad esempio, come mai sempre Mautone è stato trasferito al ministero delle Infrastrutture, all’epoca guidato proprio dall’ex Pm, vezzeggiato, elogiato, presentato a Montenero di Bisaccia come suo amico fedele? Nulla di tutto questo, né da Santoro, né da Travaglio, che è rimasto in silenzio. E da entrambi c’è stata arrendevolezza, complicità».
Però in studio c’era pure il suo collega di partito, il sottosegretario Alfredo Mantovano. Un particolare che Pd e Idv le ricordano e le rinfacciano.
«Certo, lo so bene. E oggi (ieri, ndr) l’ho pure sentito, come accade di frequente. Detto questo, Alfredo è stato l’unico a cercare di contrastarlo, facendo il massimo negli spazi che gli sono stati concessi, in un programma, multato per la terza volta dall’Agcom, in cui gli ospiti non graditi vengono compressi o se ne vanno. E basta citare i casi di Clemente Mastella o Lucia Annunziata per comprenderlo. Ma forse è meglio così».
Perché?
«Perché sono convinto che Santoro sia giunto ormai a un livello di faziosità tale da far generare consenso nel nostro schieramento, motivando i nostri elettori. Insomma, la sua è una posizione autolesionistica».
Ma torniamo al leader dell’Italia dei valori, che secondo lei fugge...
«È un coniglio, rifiuta di confrontarsi con me e si rifugia tra mura amiche. Lo fa sempre, ma prima o poi...».
Poi è meglio?
«Per lui certamente sì, visto che vorrei tanto chiedergli magari anche della sua situazione immobiliare, del suo partito che non può sbandierare nulla di morale, delle sue responsabilità non solo politiche e così via. Ma lui scappa».
Perché dice che scappa? Magari finora non vi è stata l’opportunità, l’occasione giusta per un confronto diretto...
«Non è così, mi ha già evitato due volte».
Sia più preciso.
«La prima volta è stata a Porta a porta. Era il 7 gennaio e nel talk-show di Bruno Vespa, oltre al sottoscritto, erano presenti Castelli e Margiotta, mentre c’erano in collegamento Bocchino e Lusetti. Si parlava di questione morale. L’ex Pm rifiutò di raccogliere la mia sfida».
E la seconda volta?
«L’altra fuga fu dalla trasmissione di Milo Infante, Insieme sul Due, che aveva Malpensa come argomento centrale. Ebbene, quando Di Pietro, che era stato invitato, ha saputo che c’ero anche io, ha declinato. E così, in fretta e furia, dovettero trovare un ospite alternativo».
Chi?
«Manuela Palermi, esponente dei Comunisti italiani.

Ma in ogni caso, va rimarcato un concetto».
Quale?
«Di Pietro non partecipa ai dibattiti in cui sono presente non per antipatia nei miei confronti».
Ne è proprio sicuro?
«Sì».
E perché, quindi, darebbe «picche»?
«Per viltà».

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