L’ex rossonero fa coraggio agli eredi

E' fuori dall'Italia che il Milan è diventato immortale, aggiudicandosi le 7 finali tra coppa Campioni e Champions, due delle cinque Supercoppe, le 4 Intercontinentali e un il Mondiale per club. Tante imprese le ha costruite in trasferta, fin dal debutto nella coppa più prestigiosa: nel '55 vinse in Germania 4-1, con il Saarbruchen, rimediando al 3-4 di San Siro. Nel '69 il secondo trofeo sull'Ajax e negli ottavi passò a Glasgow con gol di Prati, dopo lo 0-0 di Milano. Nell'88 qualificazione ai quarti con i rigori, a Belgrado, doppio 1-1 e ritorno sospeso per nebbia: Savicevic segnò l'1-0 per la Stella Rossa ma si rigiocò daccapo. Allora in campo c'era Alberigo Evani, oggi 49 anni, tecnico azzurro under 18 e 19, con Piscitella (Roma), Valoti (Milan), Busellato (Cittadella) e Leali (Brescia) come migliori talenti. «Due anni fa - racconta - mi ha chiamato il coordinatore Arrigo Sacchi, venivo da un decennio rossonero, dai Giovanissimi alla Primavera. Nel 2010 a San Marino l'esonero a due giornate dalla fine, da secondo in classifica, in Lega Pro».
Evani risolse la Supercoppa europea proprio con il Barcellona, il 7 dicembre 89. «Al Camp Nou pareggiammo 1-1, rigore di Van Basten, al Meazza segnai a inizio ripresa una punizione di esterno, alla destra di Zubizarreta. Il bis dieci giorni dopo, nell'Intercontinentale con il Medellin di Maturana, al 118'».
I supplementari sarebbero già un traguardo, oggi. «Il Milan ha le caratteristiche individuali e tattiche per mettere in difficoltà la squadra di Guardiola. Nella fase a gironi andò in vantaggio con Pato, la difesa catalana soffre la velocità. Il Barça è avvantaggiato al 60%, davanti ai propri tifosi diventa irresistibile e pratica il miglior calcio al mondo. Comanderà il gioco ma può soffrire le ripartenze».
Passasse il Milan, sarebbe forse la più grande sorpresa della sua storia. «Confermerebbe che non per caso è il club più titolato al mondo».
Sabato Evani ha giocato a Glasgow contro i Rangers, con le glorie milaniste, ritrovando i miti della sua epoca. «Baresi, Maldini, Boban, Papin, Massaro, Lentini, Fuser. Negli anni con Sacchi proprio all'estero firmammo le performance migliori. Comandandavamo il gioco, cambiò mentalità al calcio italiano, molti tifosi ancora ci ricordano per il miglior spettacolo».
Sempre nell'89 il Milan pareggiò 1-1 a Madrid, con una rete straordinaria di Van Basten, ponendo le basi per il 5-0 del ritorno. «E l'anno successivo in semifinale superammo il Bayern grazie all'1-1 di Borgonovo nel primo supplementare».
Idem cinque anni fa, 2-0 a Monaco, gol di Seedorf e Inzaghi in mezz'ora. Nel '92-93 il Milan arrivò in finale con tutte vittorie, anche in trasferta, perdendo solo la finale con il Marsiglia. Si rifece l'anno successivo, sempre con Capello, 4-0 ad Atene. «Ero passato alla Sampdoria - ricorda Evani -, ma il Barcellona peccò di presunzione, in assenza di Baresi e Costacurta. Anche oggi i blaugrana sono i più forti, con Real e Bayern, il Chelsea ha qualcosa in meno». E il Milan ha un mancino di talento come Chicco. «Emanuelson si avvicina a me, per come tratta la palla».


Nel 2000 nella prima fase vinse l’unica volta al Camp Nou, reti di Coco e Bierhoff, uscendo nella seconda fase. L'anno dopo il 4-0 a La Coruña, tripletta di Inzaghi, successiva doppietta a Monaco. Nel 2005 1-0 a Manchester firmato Crespo. Insomma, il Milan sa come si fa.

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