«Il Parlamento europeo mi ha reso giustizia». Non nasconde la sua soddisfazione lex sindaco Gabriele Albertini, oggi eurodeputato, dopo che laula ha votato la difesa della sua immunità parlamentare. E ha accusato i giudici milanesi di fumus persecutionis, di azioni non dettate da applicazione della legge o ricerca della verità, ma dallintenzione di nuocere a una persona. Considerazioni pesanti che si intrecciano con due vicende giuridiche: laccusa di diffamazione a Filippo Penati per unintervista rilasciata al Corriere della Sera il 23 ottobre 2005 dove si ipotizzava un intreccio tra la Provincia, il re delle autostrade Marcellino Gavio e la scalata di Bnl a Unipol e laffaire degli «emendamenti in bianco» scoppiato durante la dicussione del bilancio nel marzo 2003. Per quanto riguarda il caso Penati, secondo gli eurodeputati «cercare di impedire ai membri del Parlamento europeo di esprimere le loro opinioni su questioni di legittimo interesse pubblico ricorrendo in giudizio è inaccettabile in una società democratica e viola palesemente» le norme intese «a difendere la libertà di espressione dei deputati». Lassemblea ha deciso, al contrario, di non difendere limmunità nel procedimento penale in cui Albertini è accusato di partecipazione ai reati di falso ideologico, tentato abuso dufficio e tentato falso materiale. Esprimendo comunque il rammarico di non poter adottare provvedimenti vincolanti a tutela di Albertini, «in quanto il caso rientra esclusivamente nel diritto italiano».
«Questa vicenda - le parole di Albertini - va a dimostrare che cè stata una volontà persecutoria dimostrata dal fatto che il primo degli indagati, lunico a cui si riferisce in maniera molto indiretta una mia concorsualità a questa vicenda, è stato trasformato in testimone. Proprio per utilizzarlo, violando la legge. Una costruzione fatta esclusivamente per screditare un esponente politico».
Accuse, quelle di Albertini e delleuroparlamento, respinte a Palazzo di giustizia dove si ricorda che i magistrati avevano chiesto larchiviazione, ma il gup Giovanna Verga aveva rimandato il fascicolo ai magistrati imponendo limputazione coatta. Ai sostituti procuratori, quindi, non era rimasto che riformulare le richieste e il 4 maggio del 2005 un altro gup aveva disposto il rinvio a giudizio. La sentenza a fine mese.
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