Rino Di Stefano
«È una situazione intollerabile: quando il Comune ha bisogno di soldi viene a battere cassa sempre da noi, nel settore immobiliare. Non se ne può proprio più. Ma non solo. I signori di Tursi non chiedono un contributo secondo il reddito, come recita larticolo 53 della nostra Costituzione e come sarebbe giusto, ma cercano di mungere sempre e solo la casa. E così migliaia di persone che hanno lavorato tutta una vita per possedere un tetto sopra la testa, ora si ritrovano a pagare sempre di più soltanto perché ce lhanno». Nicolò Minetti, presidente dellAssociazione della proprietà edilizia, cioé la più grande delle associazioni della categoria, è realmente conrariato. Da tempo si mormorava che Palazzo Tursi, sempre in lite con il Governo per la riduzione di 26,5 milioni di euro di trasferimenti statali, progettasse un nuovo rincaro dellIci. Nessuno però si aspettava che la decisione fosse così immediata e soprattutto così consistente: dal 5,8 al 6,2 per mille.
«Per un sacco di gente è una batosta - sostiene Minetti - Un regalo di Natale di cui faremmo tutti volentieri a meno. Genova era già tra le 54 province più care dItalia. E anche per quanto riguarda le aliquote agevolate eravamo in terza posizione tra i più alti. Basti pensare che a Bologna laliquota è zero per mille, a Forlì 0,5, a Torino 0,1,a Venezia (e tutti sappiamo quanto valgono gli immobili nella città lagunare) 0,0. A Genova, invece, siamo al 4,50. Una situazione del genere non è accettabile».
Secondo Minetti, Luigi Liccardo, assessore comunale al Bilancio, si è comportato correttamente quando ha cercato di trovare una soluzione al problema casa tramite laggiornamento degli estimi catastali. Ma le buone intenzioni poco o nulla riescono a fare quando si devono confrontare con una realtà di confusione burocratica che perdura in questo campo dagli anni Cinquanta. Per cui, in attesa che si possa mettere ordine nel settore immobiliare cittadino assegnando ad ogni immobile il suo giusto e reale estimo catastale, bisogna trovare qualche altra soluzione per cercare di risolvere il problema.
«La batosta sulla casa - insiste Minetti - è davvero notevole. Bertinotti ha poco da fare il furbo quando parla di introdurre una nuova patrimoniale. La patrimoniale già cè, come ognuno può vedere. Facciamo qualche esempio pratico per far capire a chi ci legge come stanno davvero le cose. Mettiamo il caso di una persona che possiede una seconda casa affittata. Preoccupato per il continuo aumento dellIci, un giorno questo signore potrebbe decidere che non gli conviene più affittarla, ma è meglio venderla. Infatti bisogna sapere che il 52 per cento dellaffitto che un proprietario riceve dal proprio inquilino se ne va in tasse e spese varie. Che fa, allora, il nostro locatore? In pratica ha solo due scelte: o chiede un aumento dellaffitto oppure invia un provvedimento di sfratto per liberare il locale e metterlo in vendita. Ora, dal momento che gli aumenti di affitto non vengono concessi, non resterebbe che lo sfratto. Ed ecco allora che si verrebbe a creare un altro grave problema sociale: quello di innescare una serie di sfratti che provocherebbero non pochi malumori sociali. Insomma, comunque la si voglia mettere, questo nuovo e gravoso aumento dellIci non ci voleva per nessuno». Tra laltro gli aumenti dellIci variano da tipologia a tipologia. Per esempio, una casa sfitta il primo anno paga un Ici dello 0,7 per mille lanno. Ma se gli anni di inutilizzo diventano due, allora laliquota diventa dello 0,9. Per gli immobili commerciali, invece, laliquota sale dal 5,8 al 7 per mille. Le abitazioni dei non residenti passano dal 6,8 al 7 per mille. Laliquota ordinaria, quella che riguarda gli uffici, fa un salto dal 6,2 al 7 per mille. Solo le abitazioni a canone agevolato e convenzionato restano ferme al 4,5 per mille.
«Basta dare unocchiata alla variazione che subiranno i locali che ospitano esercizi commerciali per rendersi conto di un altro grave pericolo - avverte Minetti - Infatti è ovvio che quando il negoziante si vedrà aumentare limporto dellIci, cercherà di scaricarlo sul costo delle merci. Io spero che a Tursi abbiano valutato questo problema, perché mai come in questo periodo il commercio sta vivendo una brutta crisi. Ve limmaginate che cosa comporterebbe un nuovo aumento dei prezzi?».
Tra laltro è proprio di ieri la notizia che sono i liguri i contribuenti più tartassati dalle tasse locali. Secondo il Rapporto 2005 sulla Finanza locale di Isae-Irpet-Ires Piemonte, i liguri versano nelle casse di Comuni e Regioni una media di 574 euro a testa, circa 230 in più della media dei cittadini della Calabria, fanalino di coda della classifica. Intanto, proprio per protestare contro laumento dellIci, questa mattina alle 11 si svolgerà un presidio organizzato da An davanti allEsattoria di via DAnnunzio. «Con questa manifestazione - spiega Alfio Barbagallo, presidente provinciale di An - intendiamo dare vita ad una settimana di iniziative di protesta contro lamministrazione comunale di centrosinistra che, al pari di quella regionale, anziché ridurre i propri enormi sprechi intende perseguire una iniqua politica di torchiatura fiscale ai danni dei già tartassatissimi contribuenti genovesi».
Unaltra protesta arriva da Beppe Damasio di Momento Liberale.
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