La collina di Morego diventerà come Oxford o Cambridge. Un sogno? Forse. Ma un sogno che presto diventerà realtà e col quale tutti dovremo fare i conti attrezzandoci. O meglio, i conti li dovrà fare soprattutto la Valpolcevera che entro la fine del 2008 si troverà a dover ospitare 400 ricercatori, per la maggior parte stranieri, e le loro famiglie. Persone che cercheranno case e alloggi. Ma anche strutture ricettive e ricreative come palestre e campi sportivi. E' questo il quadro delineato da Roberto Cingolani, direttore scientifico dell'Istituto italiano delle tecnologie voluto dal governo Berlusconi e che l'ex governatore Sandro Biasotti è riuscito a portare a Genova. L'occasione per fare il punto della situazione è stato l'incontro pubblico con la cittadinanza di mercoledì sera, presso il teatro Govi di Genova Bolzaneto. Presenti oltre a Cingolani il presidente della circoscrizione, Giovanni Crivello, l'assessore allo sviluppo economico del Comune, Mario Margini, il presidente della Provincia Alessandro Repetto e, a sorpresa, il candidato sindaco del centrosinistra, la diessina Marta Vincenzi, che fuori programma è salita sul palco affianco alle istituzioni.
Il futuro è a Morego. «Quando ho visto l'edificio dell'intendenza di finanza sulla collina sopra Bolzaneto ho pensato a un colpo di fortuna e ho capito subito che era il luogo ideale per creare un'oasi scientifica e tecnologica sul modello inglese e americano. Ancora ora lo stiamo sventrando ma ben presto diventerà operativo. La cosa certa è che quando l'edificio sarà ultimato, diventerà il laboratorio più grande di Europa e uno dei più grandi del mondo. Diventerà una città campus. Una zona high-tech. E allora i 70 ricercatori attuali diventeranno 200 alla fine del 2007 e 400 nel 2008», ha spiegato Cingolani che, nell'illustrare lo stato dei lavori, non ha risparmiato qualche bacchettata al sistema Italia. All'università: «Oggi all'università si litiga per uno studente o una mattonella dei bagni. Alla fine ci sono 80 università e non si capisce a cosa servano. Nelle università italiane non contano i brevetti ma le pubblicazioni che a volte non valgono niente perché la cosa importante non è quanto pubblichiamo, ma il valore delle pubblicazioni. In Italia 10 pubblicazioni valgono più di un brevetto del valore di milioni di euro. Pensate - racconta il direttore dell'Iit - al Common rail che è stato brevettato da ricercatori universitari italiani e venduto per pochi soldi. Ora tutti i motori diesel del mondo utilizzano questa tecnologia». Ma alla fin fine, si chiede il pubblico, che tipo di ricerche si faranno a Morego? Altra stoccata al sistema: «l'IIt nasce, come tante cose italiane, senza un vero progetto ma da un'intuizione. Chi ha progettato l'IIt non ha pensato a quale tecnologia sviluppare. A seconda della tecnologia bisognava decidere la sede. È stata scelta Genova, e non si capisce perché. Genova ha dei grandi pregi: è una città colta, molto più colta che altrove. Ma è povera di infrastrutture. Ci abbiamo riflettuto e alla fine si è deciso di puntare sulla robotica».
La sfida, spiega Cingolani, è copiare la genomica naturale, umana, e realizzare sistemi robotici sempre più perfetti. Sistemi robotici innovativi di tipo ibrido, biologico-elettronico e biologico-ottico, attraverso attività di ricerca orientate all'evoluzione delle tecnologie umanoidi: bionanotecnologie, neuroscienze.
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