Politica

L’imbarazzo dei deputati: «Non lo sapevamo»

da Roma

«È impossibile, non ci posso credere!», sbotta con rabbia e stupore Roberto Giachetti, deputato del Pd e braccio sinistro di Rutelli, «mi rifiuto di far parte di una compagnia che dà soltanto 9 euro per le vittime della ThyssenKrupp, vi siete certamente sbagliati. Non posso essere l’unico che ha versato l’equivalente di una diaria: ho visto Caldarola che faceva altrettanto». Teme di non essere creduto, tira fuori il libretto degli assegni e mostra la matrice, «ho dato l’assegno a un funzionario» insiste. Peppino Caldarola, veltroniano ex direttore dell’Unità, conferma esibendo anch’egli la prova del suo assegno di 500 euro, «l’ho dato a una funzionaria della Camera come suggeriva la lettera di Poletti e Bernardo, prima della vacanze natalizie».
Giachetti e Caldarola hanno ragione, ma ciò vuol dire che soltanto pochissimi deputati hanno risposto all’appello di solidarietà, perché le cifre sinora raccolte son quelle e comprovate: 1.300 prima della vigilia natalizia, 6.000 dopo un secondo appello con minaccia di rendere nota la molto poco onorevole aridità, 12.500 euro in tutto col contributo indolore e per nulla individuale dei gruppi parlamentari. Sono mosche bianche, gli onorevoli che hanno risposto senza batter ciglio: e son rimasti intrappolati nella pessima figura della stragrande maggioranza, che appunto ha portato la media della sottoscrizione a 9 euro e mezzo a testa. Così, dopo il titolo in prima pagina del Giornale, è partito il ravvedimento operoso.
Interrogati, quei pochi parlamentari già a palazzo nonostante la lunga vacanza che terminerà la settimana prossima, in verità non si sottraggono. «Sì, credo di aver dato 200 euro, ne avevo incaricato la mia segretaria», risponde Donato Bruno, presidente forzista della Giunta per le elezioni. Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, ammette: «La verità? Io non lo sapevo proprio che a Montecitorio c’era questa colletta, nessuno mi ha detto nulla». Ma onorevole, le hanno mandato una lettera... «Sarà andata persa nella montagna di carte che riempie ogni giorno la mia buca... Però il dato da sottolineare è un altro. Premesso che io per le vittime della fonderia torinese sono pronto a dare l’intera indennità parlamentare, e anzi ora corro a dare immediatamente il mio contributo, resta il fatto che è la ThyssenKrupp che deve pagare: e deve pagare sul serio, tutto e tanto. Perché non è un paese sano quello che deve affidarsi alla generosità dei singoli sorvolando sulle responsabilità reali».
Forse Diliberto ha ragione, ma che mondo sarebbe questo, senza attenzione agli altri specie quando stanno peggio di noi? E se proprio i rappresentanti della nazione si rivelano distratti ed egoisti, siamo un paese sano e normale? Anche Clemente Mastella ha appena lasciato, come Diliberto, il vertice di Palazzo Chigi e risponde sorridendo: «Stavolta sono innocente, io sono senatore». Giriamo la domanda al capogruppo dei deputati Udeur, Mauro Fabris, che para lestamente: «Avevamo deciso di contribuire come gruppo, verseremo il nostro contributo mercoledì». Attingendo al fondo del gruppo, senza un piccolo sacrificio personale? «No, no», interviene il giovane Gino Capotosti, «il fondo del gruppo è esaurito da un pezzo. Mercoledì teniamo l’assemblea del gruppo, decidendo che tutti e 14 versino almeno la diaria, 500 euro a testa, di tasca propria».
Va be’, meglio tardi che mai. I due promotori della sottoscrizione, Roberto Poletti e Maurizio Bernardo, sono felici della “sferzata” e plaudono al pentimento seppur tardivo e un poco coatto dei loro colleghi. Già ieri, molti deputati son corsi a bussare all’Ufficio Prerogative: «Ma come, non mi avete messo tra i sottoscrittori? Ve lo avevo detto che avrei provveduto a versare al più presto». Poletti confida che la minaccia di rendere pubblici i nomi ha scosso le coscienze e le tasche: «Mi stanno telefonando a valanga, giurano che c’è stato un malinteso, martedì al più tardi faranno il loro dovere e mi scongiurano di aspettare a pubblicare la lista». Contento? «Un poco, ma anche divertito. Perché i più mi fanno le stesse domande nello stesso ordine: primo, quanto bisogna versare; secondo, se davvero saranno pubblicati i nomi; terzo, se accanto al nome anche la cifra. Con quest’ultimo timore, daranno certamente di più». All’attacco anche Bernardo: «Ne parlerò con Vito, il mio capogruppo, perché la questione sia sottoposta alla Conferenza dei capigruppo con Bertinotti.

Vedrai che la settimana prossima, con la ripresa dei lavori, si sveglieranno».

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