«L’immobiliare riparte solo se decolla il Pgt»

L’anno d’oro dell’immobiliare, il 2006, sembra lontano, lontanissimo. Gli affari ultimamente non sono andati granché bene in Lombardia. Anzi, se si vuole fare un paragone con cinque anni fa, le compravendite sono quasi la metà. La richiesta di case si è bloccata e solo ora si intravede un mini spiraglio nel tunnel. Già, perché nel secondo semestre del 2010 le compravendite hanno segnato una lieve ripresa (0,8%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Poca roba, ma meglio che niente. L’analisi arriva dal tavolo degli immobiliaristi riuniti per gli stati generali dell’Eire e dall’Agenzia del territorio. I segnali positivi, che fanno ben sperare in un po’ di ossigeno nelle compravendite, arrivano dalle provincie di Milano, Mantova, Lodi, Sondrio e Varese.
Per quanto riguarda le quotazioni, tra i capoluoghi Milano è risultata la città con la media più elevata: 3mila euro al metro quadro di superficie lorda.
Certo, perché il settore possa riprendersi sul serio tutto ci vorrebbe fuorché la paralisi del Pgt, il piano di governo del territorio approvato dalla giunta Moratti ma già messo in discussione dalla giunta Pisapia. L’appello arriva dagli stessi immobiliaristi. «Fermare il Pgt - sostiene Antonio Intiglietta, presidente di Eire - sarebbe un blocco dello sviluppo della città. Blocco che ora Milano non potrebbe sopportare. Il piano del territorio è una grande riforma, prima che urbanistica culturale de crescere e sviluppare una città. Mi auguro che la nuova amministrazione lo possa vagliare in modo realistico e poco ideologico, dando i propri contributi ma senza fermarlo».
Nel 2010 il fatturato del mercato immobiliare in Lombardia è calato del 5,9% fermandosi a quota 22,7 miliardi di euro, di cui 18,2 provenienti dal settore residenziale. «L’ultimo triennio - spiega il presidente dell’associazione regionale dei costruttori, Luigi Colombo - sarà probabilmente ricordato come una delle congiunture più critiche nella storia del settore. L’edilizia lombarda sta provando a uscire dalla crisi, ma occorrono misure immediate per invertire la tendenza nel minor tempo possibile».
Nel 2010, si legge nello studio, gli investimenti sono risultati in calo sia nel residenziale (-4,4%), sia nel terziario-produttivo (-11,5%). Non sono mancati tuttavia anche segnali di ripresa, soprattutto per quanto riguarda le compravendite di case nei capoluoghi di provincia (+4,7%), a fronte di un ulteriore calo dello 0,6% negli altri Comuni. La crescita ha riguardato in particolare Milano (+6,7%), che da sola rappresenta il 64% delle transazioni in Lombardia.
Un altro fattore, oltre alla crisi economica, che ha influenzato il mercato immobiliare è il nuovo scenario sociale: più immigrazione e più famiglie che si spezzano. «In Lombardia - rivela lo studio di Ance e Cresme - lo scenario delle famiglie nel periodo 2010-2019 sarà così caratterizzato: delle 935mila nuove famiglie alla ricerca di un alloggio, poco più del 40% sarà in grado di avere accesso al libero mercato, un altro 42,5% si dovrà orientare all’affitto o ai programmi di edilizia agevolata, mentre circa 162mila saranno quelle costrette a rivolgersi al segmento sociale, pari al 17,5% circa del totale». Occorre quindi, secondo Ance, ripensare l’offerta immobiliare e adattarla alle esigenze della nuova domanda di giovani coppie, anziani, migranti e single.

La competizione, nel mercato immobiliare, si giocherà probabilmente sulla capacità degli operatori di sviluppare nuovi business basati sull’integrazione tra attività di costruzione, finanziamento e gestione dei beni immobili e di offerta di servizi ad essi correlati. la relazione invita a pensare all’esempio dei senior residence, case su misura per una popolazione sempre più anziana.

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