L’incontro al buio? Ora è al ristorante

Seduti. Soli al computer. Seduti. Insieme a tavola. Pura teoria, la realtà è ben diversa e confonde le idee.
Con un clic su Facebook fioccano contatti e conoscenze, amicizie e inviti che a pranzo scompaiono con un panino preso al volo, mangiato di fretta per impegni, orari e movimenti. E poi giù ore a parlare via e-mail di lavoro e molto altro. A cena subentra la stanchezza, il clima invernale non aiuta e la crisi men che meno. Il risultato è che si finisce spesso a star soli; durante la settimana può capitare un’uscita a due o con gli amici storici. Mai un’idea diversa, sempre le stesse persone. Eppure la voglia di scoprire, allacciare e creare nuove relazioni c’è, non si fa altro su forum, blog e chat. Sul web gusti, interessi e abitudini non sono un problema, però lo diventano per una cena fuori: organizzarla pare un’impresa, un incubo, un sogno irraggiungibile. Non più un piacere.
Un «tavolo conviviale» è Facebook al ristorante, un gruppo in carne e ossa e non riflesso dal computer; una ventina di persone che si conosce sedendosi a mangiare. Una forchetta e un piatto invece di un mouse e una tastiera. Tutto pronto, facile, basta provare. È il rifugio di chi esce la sera, dopo il lavoro, e non ha voglia di mangiare solo. È un’occasione, un incontro, un luogo dove trovare un amore, un amico, un compagno di viaggio. Arrivi e l’oste ti dice: «Ecco. C’è posto lì. In quella tavolata da quindici». E tu ti accomodi, ti presenti e cominci a chiacchierare. Male che vada mangi in compagnia. Il resto è caso. O destino.
La proposta ha il sapore delle tipiche locande romane, luoghi rustici e accoglienti dove intavolare cucina e conversazione si fa da sempre, come alla Fiaschetteria Beltramme succede da oltre un secolo. Ma adesso succede anche a New York. Manager abituati a pasti solitari ora prenotano mesi prima per un posto all’Hudson Hotel di Manhattan; lì il banchetto, tutto luci e décor a trenta dollari, porta la firma del designer Philippe Starck.
Ed ecco la nuova tendenza, approvata e seguita anche da grandi cuochi e albergatori. Da Roma a New York il tavolo conviviale sta girando per mezz’Europa. Da Londra a Parigi, su e giù per l’Italia, lotta contro la crisi per riavvicinare la gente alla buona cucina. E a Baschi, vicino a Perugia, lo chef Gianfranco Vissani non si tira indietro. «Menù fisso, abbondante, di alto livello a 30 euro». È servito tre volte alla settimana per sedici. «Il gruppo dev’essere intimo, raccolto», spiega il cuoco. Partecipano giovani incuriositi dalla dinamica, coppie col desiderio di socializzare e stranieri attirati dall’etichetta.
A Parma la tavolata del Bixio 52 conta dieci coperti e il titolare, Carlo Talamona, lo fa per chi, con imbarazzo, gli chiedeva: «Sono solo, posso mangiare?». Talamona ha debuttato a Capodanno e, grazie alla prenotazione su Facebook, è stato la salvezza di alcune coppie, tagliate fuori da veglioni di gruppo (per la presenza di ex fidanzato-a). «Una gran serata» è il commento.
Lo stesso è successo da «Giulio, pane e ojo», indirizzo milanese, gestione romana, a San Valentino. «Tutto pieno», ma in questo caso di chi non è innamorato, sposato, felice e contento, ma ancora in cerca di un amore. Far parte delle tavolate può essere interessante in date particolari come nella quotidianità, a sostenerlo sono i ristoratori che, ognuno con il proprio stile, stanno abbracciando l’idea. Due sono le posizioni dominanti. Per le Terme di Saturnia, resort toscano, e l’agriturismo Alcatraz di Jacopo Fo, fedele alla proposta da anni, la formula conviviale si affianca a quella classica. È un’alternativa che non modifica menù e ambiente.
Diverso è quando il servizio aiuta a creare la «situazione giusta» con ricette strategiche, piatti da condividere, come i taglieri di Vissani, le «padellate grigliate» del Primo al Pigneto a Roma, segnalato dal Gambero Rosso, o con serate tematiche, come «La cena degli sconosciuti». È un evento itinerante pensato per far scoccare la scintilla. Trenta single, metà uomini e metà donne, disposti a scacchiera e in ordine d’età (18-35).

I commensali, invece, si distinguono in «chi cerca e chi trova», da una parte chi sceglie il locale per mangiare con degli sconosciuti, dall’altra chi lo scopre sul momento. In entrambi i casi i più accettano, a volte tornano. Ma la prima esperienza resta la più curiosa, regala racconti e aneddoti divertenti. Un omaggio alla migliore commedia italiana.

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