Medicina

L’India punta sulla genetica

Numerosi centri indiani sviluppano una ricerca su nuove tecnologie che è già competitiva con quella Usa

Gianni Mozzo

L’India è il quarto maggiore produttore mondiale di farmaci e detiene una quota pari all’8% della produzione mondiale in termini di volume. Le case farmaceutiche indiane hanno un vantaggio di costo che consente loro di produrre farmaci a quasi un ventesimo del costo sostenuto da altri Paesi sviluppati. Con la scadenza del brevetto di numerosi farmaci i generici nel prossimo futuro registreranno una grande crescita e l’India diventerà uno dei primi centri di produzione. La composizione del mercato farmaceutico indiano è mista, con il 57% di prodotti confezionati, il 15% di farmaci non confezionati e il 28% di prodotti destinati alle esportazioni che costituiscono una componente vitale della strategia di sviluppo della maggior parte delle case farmaceutiche indiane: negli ultimi cinque anni, si è registrata una crescita superiore al 20%. Gli Usa rappresentano il più grande mercato di esportazione dei prodotti farmaceutici indiani. Importanti sono anche i mercati fortemente regolamentati come la Germania, il Regno Unito, i Paesi Bassi.
L’India punta molto sulla ricerca avanzata, sulla genetica e sui biomedicali. Propri ricercatori esperti in biologia molecolare, in genetica, in biotecnologie, in matematica, in statistica, passano anni nei migliori laboratori inglesi e americani poi tornano in patria e sviluppano l’attività di ricerca nei propri Centri di eccellenza. Andrea Dondena, un italiano esperto di trading che passa buona parte dell’anno in India dove ha sviluppato numerose attività imprenditoriali, registra lo sviluppo che caratterizza questo grande Paese. «L’India – afferma Dondena - si sta sviluppando a ritmi vertiginosi. Motore di questa crescita sono le scuole e le università dove tutti parlano da sempre inglese. Da anni hanno acquisito competenze specifiche in numerose aree innovative: dalle telecomunicazioni alla ricerca nello spazio. Ogni anno le università formano 100mila laureati in informatica ed un milione di diplomati in tali discipline. Hanno soprattutto una grande voglia di proiettarsi all’esterno di sviluppare interscambi con l’Europa e gli Stati Uniti e sono pronti a cogliere grandi opportunità.

Lo stesso viaggio in Europa e la sosta a Milano di Kamal Nath, ministro del Commercio e dell’industria del governo indiano ne è una conferma.

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