L’indignazione di un ex Technisub: «È una vergogna il rifiuto di Tursi»

L’indignazione di un ex Technisub: «È una vergogna il rifiuto di Tursi»

«Nel putiferio del Sessantotto avevo 19 anni. L'anno seguente mi sarei congedato dalla Marina militare. A Genova, per una serie di vicende, sarei rimasto senza lavoro. Un dramma per una famiglia, come la mia, di modeste origini. Ad offrimi uno stipendio da apprendista operaio ci pensò il signor Luigi Ferraro. Al primo colloquio per l'assunzione mi accolse con un sorriso e con quello sguardo che ti diceva tutto. Devo a lui il mio ingresso nel mondo del lavoro e ricordo ancora il suo stile, come lo ricordano gli altri 150 dipendenti della Tecnhisub alla Foce. Un insegnamento per tanti giovani, una moralità altissima, fuori dal comune, che oggi difficilmente si riesce a riscontrare in tanti imprenditori. Un maestro per i genovesi, soprattutto, oltre che un eroe militare. Un servitore dello Stato e di Genova che ha portato onore al nome della sua città in tutto il mondo».
Enzo Cincotta, 59 anni, ex dipendente dell'azienda subacquea fondata dalla medaglia d'oro Luigi Ferraro, è commosso. Non ce la fa a stare zitto. È uno dei tanti che, in un paio di giorni, si è messo a disposizione per fare rimanere a Genova il suo ex datore di lavoro. Anzi, ha in programma di chiamare uno a uno i dipendenti della Technisub e di promuovere una raccolta di firme da mettere a disposizione del comitato presieduto dal giudice Mario Sossi per trovare una sistemazione della salma di Ferraro al pantheon di Staglieno.
«È ed era un nome illustre per Genova - continua Cincotta - e deve riposare accanto agli altri nomi illustri genovesi. È davvero uno scandalo che il comune si sia rifiutato di compiere un atto dovuto. Non posso crederci. Non è possibile essere insensibili e faziosi come gli amministratori di Tursi. Ferraro più che un eroe, è una leggenda della subacquea mondiale ma anche, per il suo altissimo senso morale e di coerenza umana, un esempio cui le nuove generazioni dovrebbero fare riferimento. E su cui chi comanda dovrebbe puntare per educare i giovani al senso del lavoro e del dovere. Altro che Carlo Giuliani. Molti, a Genova, lo conoscevano e lo vedevano come si comportava nei vicoli intorno a piazza Banchi tutti i giorni. Se, quindi, il tessuto sociale giovanile si comporta senza rispetto del prossimo, senza senso del dovere, senza avere voglia di lavorare, senza impegnarsi per costruire qualcosa, la colpa, a questo punto, è proprio di chi la pensa e segue quanti vogliono il cippo per Giuliani e rifiutano il posto al Pantheon di Staglieno per un galantuomo come Ferraro. È uno scandalo». L'ex ragazzino operaio non ci sta al confronto e promette di fare tutto il possibile per onorare la memoria della medaglia d'oro.
«Sono genovese da generazioni. Mio padre è stato nei partigiani. Mia madre, operaia all'Ansaldo durante la guerra, è riuscita a venire fuori dal regime nazifascista - dice Cincotta - Ferraro non ha mai puntato un'arma contro un italiano. Anzi, ne ha salvati parecchi durante la fine del conflitto mondiale. Ha costruito le prime aziende sub al mondo e proprio a Genova. È stato insignito di varie onorificenze. Ha fondato insieme a Jacques Costeau l'associazione subacqua mondiale. Ha fondato i gruppi sommozzatori dei vigili del fuoco, polizia, carabinieri, finanzieri. È stato un maestro per tutti. Era affabile e sorridente sia con i dirigenti sia con gli operai con una serietà assoluta ed esemplare.

Ecco che cosa ha costruito e che cosa rappresenta Ferraro. E in cambio Genova gli dà un calcio nel sedere. Mentre che cosa ha costruito e che cosa rappresenta per Genova Carlo Giuliani, ancora non si capisce. Per me un bel niente».

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