«L’infortunio mi porta bene: dopo do sempre il massimo»

RomaL’occasione di incontro è l’apertura di un centro Herbalife, di cui lei è testimonial, in zona Eur a Roma. Tania Cagnotto è sorridente: l’incidente in motorino di un mese fa è un ricordo lontano, il Mondiale di Shanghai è vicinissimo. Anche se dovrà tuffarsi con un tutore per non rischiare di far uscire la vite dal polso operato nell’impatto con l’acqua e non dovrà sforzare il ginocchio malandato.
Tania, è più ottimista per l’appuntamento in Cina?
«Sì, lunedì inizio di nuovo a tuffarmi. Anche se in realtà ho già provato un tuffo da un metro e non ho avvertito dolore. Mi ero annoiata di fare solo fisioterapia, addominali e ginnastica per braccia, mani e una gamba. Ho 4 settimane di tempo, di certo non potrò fare la quantità di tuffi che serve per preparare un Mondiale, ma posso solo ringraziare il fatto che potrò esserci. Stringerò i denti, ma di sicuro arriverò meno stressata».
Ha dimostrato di nuovo di poter battere le avversità.
«Diciamo che quando arrivo alle gare importanti non al meglio, poi riesco a far bene. Mi ruppi la caviglia saltando sul tappeto elastico un mese prima degli Europei di Madrid 2004, ma poi vinsi; me la slogai tre giorni prima dei Mondiali di Melbourne 2007 e poi arrivai terza. Certo, la caviglia non è il polso o il ginocchio. Il lato positivo di quest’infortunio è che ho avuto più tempo per me, ho staccato un po’. Ma ho passato momenti difficili subito dopo l’incidente, quando le radiografie hanno evidenziato la frattura dello scafoide e si temeva anche per il crociato. Sono stata presa dallo sconforto e ho pianto, anche per la tensione dell’incidente. Sono undici anni che ho il motorino, per recarsi al Lido a Bolzano d’estate è impossibile andare in macchina e io non amo la bici, ma non mi era mai successo niente».
Che cosa si aspetta dall’appuntamento cinese?
«Intanto non gareggerò in casa e questo è importante dal punto di vista mentale. L’attenzione sarà tutta per le tuffatrici di casa. Partirò il 10 luglio, sei giorni prima delle gare, vedremo cosa riuscirò a combinare. Farò il sincro con Francesca (Dallapè, ndr), mi sentirei in colpa se le facessi mancare una gara; poi il metro, la gara più semplice visto che non occorre molta spinta; infine i tre metri ai quali tengo molto. Andare in finale mi permetterebbe di ottenere il pass olimpico, ma finire tra le prime 12 in queste condizioni non sarà facile. La cosa che mi preoccupa di più è il ginocchio, che ha una microfrattura. Per fortuna ci sarà un’altra occasione a febbraio, quando in Coppa del Mondo a Londra basterà entrare nelle prime 36...».
Per arrivare alla medaglia olimpica, assente nella sua bacheca, cosa le manca?
«Manca di star bene in quella giornata, di essere sereni e un po’ di fortuna, avere la testa giusta e in questo senso sto lavorando anche con uno psicologo. Di esperienza ora ne ho molta, Londra sarà la prima Olimpiade in cui ho la vera e concreta possibilità di giocarmi una medaglia. Tre atlete su quattro di Pechino hanno smesso come l’inarrivabile cinese Guo, che al momento non ha eredi in patria, ma ci sono la canadese Abel o l’australiana Stratton. Saremo tutte super allenate, conterà fare in maniera perfetta i 5 tuffi. E poi, dopo aver vinto a Roma e Torino, il problema di gareggiare in casa non c’è più. Sarò agitata ma non troppo».
La Pellegrini ha detto che potrebbe dire stop dopo Londra 2012, lei si è già posta un traguardo finale?
«Intanto vado avanti fino a Londra, poi vedremo come andrà. Il 2013 lo prenderò come un anno di calo e di transizione, come fu prima di Budapest che poi ha portato bene».


Come si vede fra 10 anni?
«Credo con una famiglia, ma non come allenatrice. Forse potrei fare qualcosa nell’ambito dello sport. Di certo non ballerò di nuovo in tv, non mi piace, ma non escludo di rifare qualche show. In realtà non vedo l’ora di avere una vita tranquilla...».

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