L’innovazione tecnologica che modernizza la Giustizia del nostro Paese

Una delle professioni più antiche, ma anche una di quelle in cui le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione stanno dispiegando le loro grandi potenzialità. Parliamo del lavoro degli avvocati. In che modo l'informatica, nelle sue diverse declinazioni, ha cambiato negli ultimi anni il modo di operare di questi professionisti?
«Lo studio e la ricerca delle norme, la loro interpretazione e la pratica applicazione al caso concreto - dice l'avvocato Mauro Vaglio, neopresidente dell'Ordine Avvocati di Roma - sono le fondamenta di una qualsiasi difesa tecnica predisposta da un legale. L'innovazione tecnologica ha assunto carattere determinante a sostegno proprio di tale attività: si è passati da strumenti cartacei, a supporti ottici (Cd e poi Dvd) per arrivare ai collegamenti telematici che consentono ricerche semantiche all'interno di ogni sorta di contenitore d'informazione. La tecnologia, inoltre, ha radicalmente innovato i sistemi di comunicazioni e favorito la delocalizzazione del luogo di lavoro. Attraverso il notebook e il tablet l'avvocato, nel rigoroso rispetto della privacy dei propri assistiti, è permanentemente in contatto con i relativi fascicoli. E arriviamo all'ultima grande innovazione: la dematerializzazione del documento, anche di quello giuridico. Una realtà che finalmente sembra essere apprezzata e utilizzata anche dalla Pubblica amministrazione, dopo che ormai da tempo rappresenta lo stato dell'arte all'interno dei più moderni studi legali, ben s'intende, ove essa sia consentita dalle norme sostanziali in materia».
L'avvento del Processo Telematico sta contribuendo a modernizzare ancora di più questa professione. «Il Processo Telematico costituisce una diversa forma di interazione dell'avvocato con gli uffici giudiziali. Certificati digitali e firme elettroniche, dotazione standard di qualsiasi legale, consentono agli avvocati, anche in piena mobilità, l'accesso al sistema info-telematico del ministero della Giustizia. Lì possono depositare istanze e documenti oppure ritirare provvedimenti giudiziali e di parte. Tramite la Posta elettronica certificata (Pec), poi, gli avvocati sono al tempo stesso destinatari delle comunicazioni provenienti dalle varie sedi giudiziarie e mittenti di atti notificati ad altri soggetti che posseggono tale strumento. I vertici della categoria, a livello nazionale e locale, hanno messo a punto delle strutture volte alla formazione professionale dell'avvocato su tale materia, con il risultato di rendere fruibile tale modalità a tutta la platea nazionale. Gli avvocati hanno risposto in modo collaborativo, percependo la grande potenzialità del mezzo, e questo costituisce la prova principale di un vero e proprio mutamento di mentalità». Quanto l'innovazione tecnologica nell'attività forense e in quella della magistratura può contribuire alla modernizzazione del sistema Giustizia italiano? «L'informatica - risponde l'avvocato Vaglio - è un campo d'azione strategico per la Pubblica amministrazione e per la giustizia in particolare. Le grandi realtà come Roma, Milano e altri importanti Fori sono avviate sul sentiero irreversibile delle nuove tecnologie. Molta strada è ancora da compiere per le piccole sedi. Ma le risorse, in questo periodo, non abbondano. Noi siamo pronti, come sempre, a dare il contributo che i cittadini si attendono. L'obiettivo principale dell'uso dello strumento informatico risiede sempre e solo nella tempestività, precisione e snella gestione dell'istanza di giustizia che proviene dal cittadino. Se e in quanto tutti i soggetti processuali (giudici, avvocati e cancellieri) riusciranno a interloquire efficacemente, tanto maggiore sarà il soddisfacimento della basilare domanda della popolazione.

In questa evoluzione sarà utile anche attingere alle esperienze dei Paesi Ue e non solo, al cui avanzato stato di informatizzazione corrisponde un credibile sistema giuridico, affidabile, celere e capace, anch'esso, d'attrarre lavoro ed investimenti».

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