Monica Marcenaro
da Milano
Non è detto che un piatto di verdura sia più salutare di un hamburger. In particolare, le insalate, alimento sano per eccellenza, possono trasformarsi in un boomerang se non si presta attenzione al condimento: al tipo di olio, alla quantità di sale, all'eventuale aggiunta di maionese e ai nuovi insaporitori come la soja. Da un'indagine condotta da una rivista di consumatori inglese risulta, infatti, che i piatti di insalata nei fast food sono più di ricchi di sale e di grassi delle polpette di carne. Il periodico ha fatto analizzare in laboratorio le pietanze delle 4 più grandi catene di fast food nel Regno Unito e il risultato è stato che 17 dei 20 prodotti sotto osservazione hanno presentato elevatissimi quantitativi di sale o di grassi saturi o addirittura di entrambi. E il periodico ammonisce: «Il sale può annidarsi dove meno ce lo aspettiamo». Non è sorpreso Oliviero Sculati, direttore dell'unità di Nutrizione e dietologia dell'Asl di Brescia: «Nei Paesi del nord Europa utilizzano grassi di derivazione naturale, come l'olio estratto dal cocco, che contengono grassi saturi per il 70 per cento, mentre l'olio di oliva non arriva all'1 per cento. Un olio di cocco incontra il gusto anglosassone, mentre noi dobbiamo stare attenti, per esempio, alle salse che arrivano dal Sol Levante e stanno invadendo la tavola: una recentissima ricerca condotto in Francia solleva forti dubbi sull'uso della soja perché contiene troppo sale e troppi derivati di produzioni biologiche di cui non si conoscono neppure gli effetti».
Solo una parte della popolazione, ad ogni buon conto, deve prestare attenzione al sale: «È ormai scientificamente provato, anche dall'Organizzazione mondiale della sanità, che solo un terzo dei soggetti deve fare i conti con il cloruro di sodio per evitare sbalzi della pressione sanguigna, vale però per tutti il consiglio di controllare sulla confezione attentamente la composizione degli acidi grassi saturi: gli stessi biscotti, per esempio, prodotti da un industria alimentare italiana, sono proposti oggi con un contenuto di acidi grassi saturi decisamente inferiore rispetto al passato».
In Inghilterra chi pensa di riuscire a consumare un pasto sano e non troppo calorico nei fast food ordinando una gustosa insalata piuttosto che un hamburger grondante di formaggio e ketchup, si sbaglia: alcune delle insalate in vendita da McDonalds, Burger King o Kentucky Fried Chicken (KFC) contengono più sale e sono più grasse dei panini. È quanto emerge da un'indagine condotta dalla rivista dell'associazione britannica dei consumatori Which? che ha fatto analizzare in laboratorio le pietanze delle quattro più grandi catene di fast food. In particolare, nella Zinger Crunch Salad di KFC, sono stati trovati 0,9 grammi di sale e 7,7 grammi di grassi per ogni etto di peso. La Caesar Salad con pollo croccante di McDonald's contiene 1,2 grammi di sale e 7,5 grammi di grassi ogni 100 grammi di peso e la Caesar salad con pollo alla piastra dello stesso fast food ha evidenziato la presenza di 0,9 grammi di sale per etto, anche se un quantitativo relativamente basso di grassi. Tutte e tre le insalate, ad ogni modo, avevano un quantitativo di sale maggiore di un Big Mac con un pacchetto medio di patatine fritte. In media, i cibi dei fast food esaminati da Which? contenevano 240 calorie per ettogrammo, ovvero un apporto calorico doppio rispetto a quello di un pasto cucinato a casa. La rivista ha, anche, messo in evidenza diverse imprecisioni nelle informazioni nutrizionali offerte dai siti web di McDonald's, Burger King e KFC: il sito del primo indica che il Big Mac e un pacchetto medio di patatine fritte contiene 786 calorie, mentre le analisi di laboratorio ne hanno rilevate 900.
Coscienza a posto, salute di ferro e bilancia stabile a patto, quindi, di controllare con attenzione il condimento: la qualità dell'olio, la quantità del sale, la composizione dell'eventuale maionese e della soja.
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