L’Inter di Benitez sembra quella di Mou. Eto’o il solito cecchino

Stesse difficoltà e risultati nell’avvio dei tecnici. Il bomber camerunense ha una media da guinness per gol decisivi

L’Inter di Benitez sembra quella di Mou. Eto’o il solito cecchino

Ci vorrebbero i trombettieri delle grandi occasioni. Che dire sennò della ricorrenza? L’Inter sta per rimettere piede in Champions (ex coppa dei Campioni) da detentrice, dopo una cinquantina d’anni. Però bisognerebbe andare a riprendersi la squadra. Qualcuno è rimasto a Madrid (non solo e non tanto Mourinho) e non è ancora tornato. Qualcuno ha cambiato aria(Balotelli) e se ne intravede la mancanza. E gli inesorabili vedovi Mou continuano a sospirare: con Lui sarebbe stata altra aria, altro profumo, altra Inter, altra Champions.

Per capire, sarebbe bastato ascoltare, ieri in Tv, Dejan Stankovic nella confessione dei suoi tormenti a Simona Ventura. «É davvero lo Special One: quando sei stanco morto e non ce la fai più, come negli ultimi mesi della passata stagione, riesce a tirarti fuori il 130 per cento. Riesce sempre a farti sentire caldo e pronto».
Mourinho non è stato ancora accantonato e Benitez non è ancora riuscito a dare un’impronta sua alla squadra: questo è il problema. Peccato, perchè l’inizio di Benitez è in carta carbone a quello dello Specialone che faceva scendere la bava a tutti: un pareggio e una vittoria in attesa della Champions. Sofferenza per Mou e sofferenza per Rafa. L’Udinese a Milano ha sempre fatto soffrire la squadra dello specialone (1-0 nel primo anno e 2-1 l’anno scorso).
Anzi, Mou ottenne i due successi sempre nei minuti finali. Benitez si è sbrigato prima. Che poi l’interprete principale sia l’Inter, intesa come squadra, è problema che i due tecnici hanno dovuto affrontare grattandosi la crapa. Mou si rifugiò ben presto nella formazione ideata da Mancini. Benitez non si è ancora staccato da quella rimodellata da Mourinho. Mou aveva poco da rimodellare, avendo comprato Quaresma e Muntari, oltre a Mancini. Benitez si è arreso alla politica della lesina di Moratti e si rigira fra le mani Biabiany e Coutinho.
Guardandola così, l’Inter potrebbe stare allegra. Benitez sta ricalcando i passi del Comunicatore. Perfino meglio, visti i tanti problemi tra infortuni e recupero post mondiale. Ieri mattina Moratti si è alzato con un’altra faccia dopo aver saputo del tracollo di Milan e Roma.

Ma l’Inter deve tornare da Madrid e stamane ripartire per Enschede, terra di Olanda, destinazione Twente. I problemi sono chiari: grande difficoltà nel gioco sulle fasce, senza Maicon è un mortorio; centrocampisti che navigano nell’oceano; Milito che pare un elefante. Poche riserve e poche certezze. L’Inter ha la difesa più costosa, in ingaggi, del campionato, ma vale la paga. Schiera uno dei più credibili palloni d’oro dell’annata (Sneijder), che continua a giocare come se la stagione non fosse finita, e un grande vecchio che sta dimostrando quanto fosse sprecato nell’attività da terzino imposta da Mou.
Dice la statistica che Samuel Eto’o è un uomo gol determinante. Sabato ha realizzato la sua 19ª rete in Italia, ma 13 di queste(ovvero il 68%) risultate decisive. Milito è stato il bomber delle partite finali. Eto’o ricorderà tra i gioiellini decisivi quello contro il Chelsea a Londra. E, visto che settembre è stato il suo mese preferito in Italia, ha tempo per qualche replica. All’Inter serve che il re camerunense non molli e se la porti in spalla. E’ l’attaccante più moderno, sa muoversi negli spazi e senza palla, preciso e raffinato, sta risalendo la corrente: deve giocare, per necessità, ancora un po’ lontano dall’area ma si sta avvicinando.
Domani, in Olanda, non ci sarà Stankovic.

Il centrocampo avrà uomini contati (Thiago Motta starà fuori un altro mese), tornerà Maicon e Chivu dovrebbe riprendersi dalla botta al ginocchio, Santon resta un rebus. Ma l’Inter comincerà a svelarsi. La Champions non può attendere.

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