Chissà quanti rimpianti per Luca Toni. Questa è lInter che poteva soddisfare le sue voglie di protagonismo e che forse non vedrà più. Chissà che sfregar di mani per Zlatan Ibrahimovic, per tutti Ibra: questa è lInter che lo fa divertire e se fosse arrivato quellaltro forse non sarebbe mai stata sua. Oggi Inter-Fiorentina è tutta loro, un po come quella dellandata. Prima giornata di campionato e gran spolvero di gol e di piedi. Ibra che serve il primo assist a Cambiasso e realizza il terzo gol nerazzurro che poi sarà quello decisivo. Toni che segna le due reti del recupero, una medaglia allocchiello più che un salvacondotto per riassestare la partita che finì, appunto, 3 a 2.
Fu una partita che mise i brividi finali allInter, come nulla fosse cambiato dalle altre stagioni, e regalò frange dottimismo alla Fiorentina, visto il meno 15 da cui guardava il resto del campionato. Il tempo dirà invece che la Fiorentina è una buona squadra, ma lInter di questanno è un carroarmato e Ibra la sua guardia corazzata. E per ora il suo goleador in campionato, neppure si fosse preso sulle spalle anche i compiti di Toni. Ma forse Ibra e Toni interpretano quanto altri mai cuore e anima di Inter e Fiorentina: Toni è luomo solo al comando. Dice Mancini: «Fa reparto da solo, anche se la Fiorentina è riuscita a vincere partite senza di lui oppure senza Mutu che oggi non ci sarà e spero che per loro sia un vero danno». Ibra è genio e sregolatezza, il bello e qualche volta il brutto del calcio. Ibra è lInter secondo Moratti ed anche secondo Mancini: amanti del bello e impossibile. È un uomo assist, anche se finora quelli decisivi sono stati due soltanto (ma quanti ne sono stati buttati, vero Adriano), i gol molti di più e soprattutto decisivi. Ibra è la reincarnazione svedese di Sivori oppure la copia moderna di Skoglund.
Toni è il grande orso cui aggrapparsi quando cè da far paura: ha trovato il suo Ibra in Mutu. Insieme hanno formato la coppia più bella del gol: 19 reti in due, il rumeno una in più del campione del mondo. Vero, Toni è campione del mondo, ma forse gli resterà un pizzico damaro in bocca oggi quando metterà piede sul terreno di San Siro. Poteva essere casa sua, poteva essere il castello della sua incoronazione. Al mondiale sono stati altri a prendersi il palcoscenico. E Materazzi quello che oggi gli starà alle calcagna, ha fatto pure la parte sua occupando il trono di cannoniere azzurro. Scherzi del destino.
Forse, a San Siro, Toni non avrebbe avuto Ibra per compagno. Forse lInter ne ha guadagnato. Soprattutto ora che perfino Adriano ha ritrovato la via del gol e, magari, ha messo a posto la testa. AllInter si è già accesa una spia rossa. Se Ronaldo torna a Milano, sai gli inseguimenti da una discoteca allaltra! Cè il rischio che Ronie in campo segni i gol e fuori anestetizzi il bambinone nerazzurro. Ieri Mancini se lè cavata con una battuta. «Non so chi ci rimette». Linterpretazione è libera. Mancini ha aggiunto che Adriano, da un mese, si sta allenando bene. «E questo influisce». Per non sbagliare meglio affidarsi a Ibra, in attesa di ritrovare Crespo e magari Cruz. Ci conta anche per oggi. «Perché quella con la Fiorentina è una partita da prendere con le molle: non perdono da 9 incontri». Servirà leffetto Ibra: lInter insegue la vittoria numero tredici, in genere un numero portafortuna.
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