L’Inter presa per mano da un «Pazzo» antipatico

Leo come Mourinho: ha lasciato i giornalisti a naso in su. «Oggi non parlo, è il giorno di Pazzini». Poveretto, Paz, lo hanno messo subito al centro dell’attacco. Lunedì ha capito come sarebbe finita con l’Inter, oggi già con il numero sette sulle spalle. Ieri ha provato il prato di San Siro, poi la scomoda sedia delle conferenze stampa. Stavolta senza necessità di far gol: sarebbe bastato uno zero a zero. Ma il tipo è tosto ed ha sparato le sue cannonate: a Torino e Genova ne avranno sentito il rimbombo. Quelli dell’Inter glielo hanno detto subito. Ricorda la frase che lo ha accompagnato venerdì, nel primo giorno ad Appiano: «Ci sei sempre stato antipatico». «E sentirli parlare così mi ha fatto piacere. Sono sempre state botte e colpi duri».
Il grande antipatico ora è con loro. Si è infilato subito la maglia. É bastato dirgli Juve. E lui ha rifilato una raffica: «Ho letto tante parole. Ma chi ha voluto ha parlato con i fatti. L’Inter ha dimostrato fiducia e di volermi a tutti i costi». Ricordano le parole di Garrone («Pensava ad altro») e Paz usa il dolce («Avrò sempre tutti nel cuore») prima di lasciar traboccare l’amaro. «Ci sono rimasto male. Il presidente non veniva negli spogliatoi sennò avrebbe visto che giocavo anche con le punture».
C’è il Palermo, ma è meglio parlare dell’acquisto che fa colpo. Uno schema di gioco, sorta di pretattica perché la partita è delicata. L’Inter è tornata corazzata: tre acquisti di nome (Pazzini, Ranocchia e Kharja, prestito con diritto di riscatto, che sarà in panca), due per l’avvenire (Spendlhofer e Knasmullner). Moratti aveva abbozzato la battuta: «Adesso che Benitez se n’è andato ne prendiamo cinque!». Detto e fatto. Sarà un caso? Sorrisini di circostanza.
Pazza Inter, ma con Pazzini è meglio. Stavolta la bontà dell’acquisto è indiscutibile (altro che Biabiany): miglior centravanti italiano in circolazione. E pazienza per gli estimatori di Gilardino. Cassano e Balotelli sono attaccanti in senso più largo. Branca raccontava di averci provato anche a giugno. «Ma non lo cedevano». Sorridono gli occhi dell’Inter e degli interisti. Resta il dubbio: subito in campo o in panchina? Avrà il numero 7 su consiglio di Luis Figo. Un ricamo di diplomazia interna. «Non ero convinto. Luis mi ha chiamato e detto: prendilo, è un numero pesante. Mi ha fatto molto piacere». Ci sarà una manciata di tempo per mostrarla a San Siro. L’Inter recupera la coppia regina, Milito-Eto’o. Pazzini ha lavorato duro per un problemino alla caviglia. Poi sarà un continuo far a spallate. Due posti per tre, con Sneijder nella parte di Cassano. Forse. Paz ci spera. «Con Cassano sono stati due anni molto belli: ci siamo divertiti. A Sneijder bisogna fare solo i complimenti. Qui c’è uno spogliatoio pieno di campioni, è un onore giocare con loro, nessun pensiero negativo». Insomma, a parole, non metterà il muso se gli toccherà il turn over. Nei fatti smentite anche le più recenti parole di Moratti, che parlava di acquisti senza creare spiacevole concorrenza. Qui la lotta interna sarà dura e senza paura. Anche se lo spogliatoio ha cercato di cancellare quell’ombra scura provocata dai comportamenti con(tro) Benitez. «Materazzi mi è stato vicino prima e anche adesso», ha raccontato il nuovo entrato facendo intendere l’aria.
L’Inter riprova a sentirsi da formula uno. Non che non si sentisse forte, ma a nessuno sono sfuggite le debolezze, al di là del facile accusare Benitez. Marco Branca ieri è tornato ad usare un termine: «Siamo ipercompetitivi». Pazzini ha garantito, dopo aver annusato lo spogliatoio: «Ho avuto la percezione che nessuno sia appagato». Ora serviranno i gol. Paz conosce l’arte. Con Cassano ci aveva preso gusto. Il destino si è divertito: uno da una parte, l’altro sulla sponda opposta nel più stimolante dei derby. «Nessuno avrebbe pensato che sarebbe finita così. Con una sola differenza: io sono qui, nella squadra che ha conquistato tutto, per cominciare a vincere. Antonio qualcosa ha già vinto». Sarà bene cominciare da oggi pomeriggio.
L’Inter più italiana. Con annessa battuta di Moratti. «Dovrò cambiare testa anch’io». Inter che pensa al futuro, ma senza dimenticare il presente: due mesi massacranti, il primo mercoledì libero sarà il 9 marzo. Gli infortuni non mollano: anche Mariga starà fuori un mesetto. Il futuro è fatto di nomi. Branca garantisce di aver pronti i piani per il mercato estivo: Poli, Castaignos, Montolivo, i giocatori che interessano. Un po’ freddo su Sanchez («Costa troppo adesso, figuriamoci a giugno»), disilluso su Gareth Bale, il sinistro siluro del Tottenham. Racconta un aneddoto che spiega tutto.

«Sui giornali inglesi è uscita la notizia che Bale interessava all’Inter per 40 milioni di euro. Il giorno prima, il presidente del Tottenham mi ha inviato un messaggio: domani leggerai questa notizia. Ma non è vera: 40 milioni sono pochi». Meglio coccolarsi Pazzini.

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