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L’Inter s’aggrappa al centrocampo ma davanti non c’è più nessuno

da Milano

Il peggio è passato, ma il bello deve ancora arrivare. Questa la filosofia spicciola di Roberto Mancini che cerca di dimostrare di aver ritrovato l’ottimismo ma, malgrado l’aria da attore professionista, proprio non ci riesce. Perchè le magagne dell’Inter di questi chiari di luna sono tante: una condizione fisica approssimativa; tanti, troppi infortunati e l’imprevista ma costante difficoltà, in questi ultimi due mesi, di andare in gol. A rendere più complicato il «rialzarsi» di questa Inter malata è proprio l’Atalanta, in un’orgia di nerazzurro che oggi colorerà lo stadio bergamasco, ringalluzzita e rilanciata dalla vittoria di otto giorni fa a San Siro sul Milan.
Mancini se ne rende conto ma, pur sorridendo a ritmi industriali, cerca di esorcizzare il testa a testa con la Roma che si protrarrà fino al 18 maggio. «È stato molto importante tornare a lavorare una settimana intera con tutti i giocatori - afferma Mancini -, e tornare a fare un lavoro tattico con la squadra, cosa che nelle ultime settimane non abbiamo mai potuto fare a causa delle tante gare in programma. Poi abbiamo recuperato alcuni giocatori e proprio per questo credo che il nostro momento difficile, a livello fisico, sia passato». E poi il diktat che la dice lunga sul futuro dei nerazzurri: «La partita con l’Atalanta e quella di domenica prossima con la Fiorentina sono fondamentali in vista del finale di campionato. Dove le difficoltà tra noi e la Roma si equivalgono, anche se dovremo giocare il derby che è una partita diversa dalle altre. E non vedo la possibilità per la Juve di inserirsi».
Peccato che contro i bergamaschi di Del Neri, l’Inter dovrà fare a meno di Chivu, Ibrahimovic e Suazo: lo svedese sta lavorando a parte per non affaticare il ginocchio, l’ex cagliaritano è in fase di ripresa ma non ancora pronto. Infermeria sempre piena, dunque, anche se qualche bella notizia c’è: il ritorno di Cambiasso e Vieira. Soprattutto dell’argentino si è sentita la mancanza contro Juventus e Lazio e il Mancio accoglie il suo rientro con un sospiro di sollievo: «Non possiamo aspettarci troppo da Esteban perchè è rimasto fermo 7/8 giorni e non sappiamo neppure se terrà tutti i novanta minuti. È chiaro però che è un giocatore capace di fare tante cose e per noi è importante negli inserimenti in fase offensiva e perchè ci dà grande equilibrio. In ogni caso, se non farà la differenza lui e ci penserà un altro compagno, sarà la stessa cosa».
Bene un centrocampo blindato, ma chi segna senza Ibra e Suazo e con Cruz in fase calante? Mancini crede in Crespo e avrebbe voluto affiancargli Balotelli per dare velocità, fantasia e fisicità alla squadra, ma probabilmente opterà invece per l’esperienza e la classe di Figo. «Nel primo tempo l’Atalanta ha fatto molto bene, rischiando poco. Nella ripresa ha un po’ sofferto la reazione del Milan, ma ha avuto comunque continuità. È una squadra veloce con giocatori bravi», aggiunge Mancini. Insomma, al tecnico interessa «vincere e basta», con una grande copertura in mezzo al campo sperando nella vena di Crespo e negli inserimenti di Cambiasso e Vieira.
L’ultima chicca Mancini la regala a Ronaldinho e le indiscrezioni riguardanti l’interesse dell’Inter per il brasiliano. «Sei mesi fa l’avevo detto e nessuno mi aveva creduto», dice ridendo. Per poi diventare serio e aggiungere: «Viene da un momento difficile, ha 28 anni e ha grandissime qualità. Se lo vedo bene all’Inter? Se ha voglia di allenarsi... Oggi anche i più grandi giocatori se non si allenano regolarmente e bene fanno fatica». Una battuta anche su Adriano: «Non so che vita stia facendo in questo momento. Sta segnando e leggo cose positive.

Importante è che faccia una vita da atleta, ma questo vale per tutti i giocatori».

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