L’Inter saluta Recoba e cerca a Empoli i gol della riscossa

Il Chino va al Toro, Adriano resta, ma Mancini lo avverte: «Faccia vedere la voglia». E lo esclude dai 25 di Champions

nostro inviato

ad Appiano Gentile

Ieri di buon mattino Alvaro Recoba è passato al Torino, come nelle previsioni, anzi in anticipo perchè l’improbabile cessione di Adriano che lo bloccava, era un’ipotesi sempre meno percorribile e l’Inter non ha atteso l’ultimo minuto dell’ultima ora del mercato per annunciare un trasferimento ormai definito da giorni con Cairo. A Palazzo Durini per la firma con Recoba c’erano il vicepresidente Rinaldo Ghelfi, il dt Marco Branca, il presidente del Torino Urbano Cairo e l’ad Stefano Antonelli. El Chino va in prestito, un terzo del suo ingaggio pagato dal Torino, la differenza per arrivare ai 2 milioni di Moratti. In granata dovrebbe mettere assieme qualcosa in più delle 13 presenze in A della scorsa stagione e solo qualcuna da titolare.
Chino se ne va undici anni dopo il suo arrivo a Milano e per la seconda volta ancora da Novellino, come otto stagioni fa quando salvò Venezia dall’acqua alta e dalla B. Fama da indolente giocattolo del presidente, Alvaro Recoba è stato per un decennio il simbolo di una squadra capace di tutto e del suo esatto contrario. Capitato a San Siro nel giorno dell’esordio di Ronaldo, salvò Fenomeno, Simoni e Inter dalla prima rovinosa caduta con due siluri al Brescia rimasti nella storia. Senza Chino finisce qualcosa. Ieri ad Appiano girava la voce che fra i due, lui e il brasiliano, se ne fosse andato il migliore e senza offese.
Per Adriano si annunciano mesi duri, Roberto Mancini ieri ha utilizzato parole chiare nei suoi confronti, anticipando la sua esclusione dalla lista Uefa dei 25 per la Champions: «Abbiamo sempre cercato di recuperarlo, ma non possiamo farlo da soli - ha precisato -. Lui ci deve dare una mano. La differenza la farà la sua voglia, sa cosa ha fatto l’Inter per lui e credo che rimanere qui sia ancora una cosa a cui tenga. Nessuno voleva darlo in prestito a tutti i costi, si credeva fosse la cosa migliore, lui ha pensato diversamente e adesso vuole dimostrare qualcosa. L’esclusione dalla lista Champions sicuramente potrebbe metterlo in difficoltà, ma c’è anche il campionato. Gli ho parlato per più di venti minuti prima ancora che uscisse tutta la vicenda sul suo possibile trasferimento, lui sa cosa penso».
Lista Champions da consegnare entro oggi alle dodici e valida fino al 31 dicembre, quando l’Imperatore potrebbe anche aver invertito la sua parabola che al momento prevede panchina o tribuna in campionato, coppa Italia se l’Inter resiste. Intanto per Empoli non è neppure convocato.
Ma Adriano sembra l’ultimo dei problemi di Mancini che ora deve recuperare punti e credibilità agli occhi di presidente e tifosi. Il 5-0 del trofeo Gamper è stato una fucilata, un club che dichiara di voler raggiungere almeno la finale Champions non può arrivare a Barcellona, al cospetto della più probabile finalista di Mosca, con le ruote così sgonfie. Mancini ha confidato di aver chiesto di annullare l’impegno, poi ha fatto poco per onorarlo e ora sta tentando di rimuoverlo mentalmente, ma Moratti, dicono i suoi collaboratori, è infastidito, situazione che per il presidente vale qualcosa di più dello stretto significato etimologico. C’è Empoli nell’anticipo di questa sera e Mancini si augura due passi avanti: «Chivu è sotto copertura antibiotica, Suazo ha mal di schiena, Crespo non è pronto, Vieira da quando si è fatto male non si è ripreso. Dobbiamo dare il massimo proprio ora che stiamo vivendo un momento di difficoltà, soprattutto a livello fisico».

Julio Cesar squalificato, Materazzi stampellato, mercato chiuso, forse qualche giocatore è finito sulla sponda sbagliata e a Mancini qualche rimpianto frulla in testa: è la rosa che voleva o manca qualcosa? «La sola speranza è che non si faccia male nessuno a centrocampo», fra lui e Moratti è sottile tregua fino al novantesimo di Empoli-Inter di questa sera.

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