L’Inter si butta ancora a sinistra Nagatomo nella scia di Facchetti

La notizia più rassicurante: il cognome non comincia per G. Leggi poker della disperazione: Gilberto, Georgatos, Gresko, Grosso. Temutissimi (per l’Inter) terzini sinistri. Hanno fatto venire i capelli bianchi a milioni di tifosi. Uno era arrivato come cavalier servente di Ronaldo. Gresko (poveretto) s’è preso tutte le colpe di uno scudetto perduto. Il pelatone greco si è consumato con l’inesorabile nostalgia della terra sua. E il terzino campione del mondo ha pensato che bastasse l’etichetta per giocare titolare nell’Inter. Stavolta la “G“ conta solo per la terra di provenienza: Giappone. Niente di male. Il resto è tutto un programma: Nagatomo in giapponese significa «Lungo amico». Se vogliamo prenderlo sul serio, è la promessa di una lunga convivenza. Magari a cominciare da stasera. Leonardo ha fatto intendere che a Bari potrebbe far giocare l’Inter delle novità: Ranocchia (in coppia con Chivu), Nagatomo terzino sinistro, Kharja (il suo raccattapalle quand’era a Parigi nel Paris Saint Germain) e Pazzini al centro dell’attacco. E Sneijder di nuovo pronto all’uso.
Ecco, la storia dei terzini sinistri dell’Inter si arricchisce di un altro capitolo. Qualcuno sorriderà e si domanderà: che bisogno c’è di sottolinearlo? C’è eccome, perchè la storia della fascia sinistra nerazzurra rispecchia un tragitto lungo, faticoso e periglioso. Ed ha segnato le vittorie più importanti. Da Facchetti in poi è stato tutto un cercare, provare, sperare. Qualche volta, anche per caso (vedi Brehme, arrivato come ruota di scorta di Matthäus), la società ci ha preso. Ma più spesso si è trovata con due palmi di naso, soldi spesi male e giocatori da riciclare. Talvolta è bastato cambiar ruolo: il caso di Mandorlini spostato al centro della difesa. Quando invece Oriali prese possesso della parte sinistra della difesa, nell’Inter di Bersellini targata 1980, fu l’anticipo di una grande carriera da centrocampista.
La scommessa su Yuto Nagatomo, anni 27, un metro e 70 d’altezza (un cm in meno di Coutinho), 16 presenze in A per 1440 minuti e nessun gol segnato (brutto segno per un terzino sinistro che voglia far carriera in nerazzurro) è l’ennesimo atto di fede. Leonardo ha confermato di aver chiesto il parere di Zaccheroni. «Ci siamo sentiti parecchie volte, me ne ha parlato molto bene». Ma Zac non è proprio un oracolo. Ne ha prese di cantonate! Boban potrebbe raccontare. A Cesena ne sono entusiasmati, e l’ultimo samurai del Sol Levante ha già indirizzato verso Appiano Gentile eserciti di giornalisti compaesani suoi che, dovunque giochi un giapponese, accorrono come fosse una festa di paese, con occhi e sguardi invariabilmente sorridenti.
Dunque il folklore è perfetto. Ora serve il terzino. La storia nerazzurra ne enumera un gruppetto di qualità certa. Partiamo da Facchetti per non correre troppo indietro (Giacomazzi ecc...) e andiamo sul sicuro citando Adriano Fedele (massì, oggi sarebbe un fenomeno), Lele Oriali, Andy Brehme il più completo terzino sinistro che l’Inter abbia avuto in 30 anni, Roberto Carlos l’eterno rimorso di Moratti che lo liquidò seguendo un consiglio di Roy Hodgson, infine Maxwell e Chivu, dignitosi con qualche debolezza: il brasiliano in fase difensiva, il rumeno perchè fuori ruolo.
Gigi De Agostini sarebbe stato un altro della serie, aveva il gol nel piede, ma arrivò a Milano ormai stremato e in fase discendente. E qui finiscono i dolci ricordi. Infatti c’è il tanto perchè il tifo nerazzurro tocchi ferro se cominciamo a sfogliare e leggiamo: Pistone, Centofanti, Silvestre (ha smentito le sue sventure andando a giocare in Inghilterra), Macellari, Coco, Wome e Cyril Domoraud, Pasquale (che non ha mai migliorato i suoi difetti), oltre al poker della disperazione. E non è un caso se i nomi di Facchetti e Oriali, Brehme, Maxwell e Chivu riportano ai successi nerazzurri, alle imprese che rimangono nella memoria. Ci sarà un nesso terzino-effetto? Probabile, ben sapendo che i goleador contano di più e i re del centrocampo hanno fra i piedi le chiavi dei successi.


Ma nell’Inter che ha puntato il dito su qualunque mappamondo per scoprire l’erede di Facchetti (dal greco al brasiliano, dall’africano al tedesco, dagli italiani al francese) mancava proprio un pizzico di oriente. Avanti con la scommessa. «Nagatomo ha avuto una crescita velocissima, tutto merito delle sue qualità», ha spiegato Leo. A Cesena dicono sia imbattibile negli scherzi. Ecco, quel che non serve all’Inter.

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