L’Inter, questa Inter, vive di ricordi. E qualche gol. Le hanno dato una mano l’Udinese e quel fustone biondo di Angella, preso dalla peggiore delle intuizioni calcistiche. Una stupidata come quella che ha condotto al rigore, e al raddoppio interista, vale la trattenuta di un mese di stipendio.
Buon per l’Inter che ieri ha onorato tutto il suo passato. In attesa del futuro. Scoperta la lapide della Champions sulle rampe di San Siro dove campeggiano le coppe internazionali delle milanesi. Quella nerazzurra, con coppa cosiddetta dalle grandi orecchie, mancava da 50 anni. Mica niente. Moratti ha fatto presentare sul campo, al pubblico, le coppe del “triplete”. Emozionante. Zanetti si è messo al braccio la fascia da capitano intitolata a Facchetti. I tifosi hanno dato il benvenuto a Benitez. Uno striscione ringraziava per il 15 maggio 2005 fatto passare al Milan. Gli ultras sono rimasti in silenzio per 20 minuti (protesta contro la tessera del tifoso). E intanto la squadra ha cercato di ricordarsi com’era. Ha sfruttato gli errori difensivi dell’Udinese e Lucio ha sbaragliato Handanovic. È caduta in errore e Floro Flores ha fatto secchi Samuel e Julio Cesar.
L’Udinese ha pizzicato qui e là, niente di più: difensivamente abbordabile, ma l’Inter ha faticato. Il rigore sbagliato (parato) e poi segnato sulla ribattuta da Eto’o, ha sollevato gli animi. Meglio non dimenticare il resto: poco gioco sulle fasce, centrocampo anonimo, Lucio e Samuel gladiatori, Milito arrancante, Sneijder col solito guizzo in più. Eto’o pronto a sfruttare occasioni e a produrle: ha preso un palo, si è battuto in nome del suo passato e di quello interista.
Risultato: l’Inter deve crescere. Moratti si è lamentato per un rigore negato (fallo dubbio su Eto’o), ma poi ha ammesso: «Vincere è già un bel colpo».
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