L’intervento Biondi assolve il «vero liberale»

Tante voci contrarie, molti rimproveri anche duri. La scelta di Enrico Musso di non sostenere la legge sul processo breve non è piaciuta affatto al Pdl ligure. I vertici del partito non risparmiano i richiami severi, le critiche aperte. Gli elettori sono come minimo disorientati di fronte alla decisione di chi è stato il loro campione nella sfida a Marta Vincenzi e che sarebbe stato anche già ricandidato da Claudio Scajola per la «rivincita» di Tursi.
Ma il senatore al centro della bufera trova anche sostenitori. E la sua difesa tocca non a caso viene assunta da un avvocato di razza qual è Alfredo Biondi. Che soprattutto tiene a precisare come il gran rifiuto di Musso possa avere tante spiegazioni tranne quella della «viltade» che consigliò Papa Celestino V a lasciare la tiara. «Il senatore Musso ha agito secondo la propria coscienza - è l’incipit dell’arringa - E un parlamentare, dice la costituzione, rappresenta la nazione senza vincolo di mandato». Già questo basterebbe a Biondi per chiedere l’assoluzione. Ma il vecchio liberale di mille battaglie al fianco di Berlusconi vuole per il suo «erede» una sentenza con formula piena. E continua. «Non ha votato contro, e neppure si è astenuto, cosa che in Senato avrebbe avuto identico valore. Ma ha lasciato l’aula - sottolinea Biondi - Lealmente ha dichiarato come la pensava sull’argomento, ha spiegato la sua scelta e se ne è assunto pienamente la responsabilità. Un liberale, e Musso certamente lo è, non può votare qualcosa che non condivide, ma neppure votare contro il partito di cui fa parte. Ecco perché la sua scelta è anzi segno della sua indipendenza e chiarezza».
Detta così, sembra quasi che Musso meriti addirittura un premio. Ad Alfredo Biondi non sfugge il rischio di un controproducente tentativo di elogio incondizionato. E così offre anche la sua spiegazione allo scivolone del senatore. «Lui è professore e parla sempre ex cathedra.

Fosse come me abituato a rivolgersi sempre ai giudici chiamandoli “vostro onore” magari avrebbe usato maggiore accortezza - ci scherza su - In politica effettivamente non si è mai in cattedra ma si ricopre un ruolo perché si è stati votati dai cittadini». L’ultimo pensiero Biondi lo rivolge però al Pdl, invitando i dirigenti a ricomporre la frattura: «Un grande partito deve tollerare il dissenso - chiosa - E il nostro è un grande partito, non un partito grosso».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica