L’intervento L’Europa dica subito basta all’infibulazione

di Cristiana Muscardini*

Oggi si celebra la giornata mondiale contro le menomazioni sessuali femminili, ma questa pratica crudele e disumana che ogni anno menoma per sempre decine di migliaia di bambine, è ancora molto diffusa anche sul territorio europeo. L’aumento dell’immigrazione che proviene da Paesi nei quali questa barbarie è consuetudine, anche quando gli stessi loro governi la condannano, non è la sola causa della sua diffusione in Europa, come è stato ricordato anche recentemente dall’assessore alla Sanità di Milano, Gianpaolo Landi. È mancata, infatti, nei Paesi europei una forte attenzione culturale mirata anche a un maggiore controllo sanitario.
I dati rilevati dall’Organizzazione mondiale della sanità sono agghiaccianti: 140 milioni tra donne e bambine nel mondo hanno subito mutilazioni e ogni anno dai due ai tre milioni di bambine sono potenzialmente esposte al rischio di subire queste pratiche diffuse in molti Paesi africani ma anche asiatici e in Medio Oriente. Solo in Europa si parla di 500mila donne. Il rischio è perciò in aumento: nelle comunità immigrate vi è spesso una mammana o una pseudo autorità religiosa che «taglia» le bambine con gli stessi metodi usati nei villaggi: lamette da barba, pezzi di vetro, coltelli, forbici.
Ci sono voluti anni di lavoro, pressioni, collaborazioni, interrogazioni parlamentari e proposte di risoluzioni per arrivare finalmente il 24 marzo 2009 a Strasburgo all’approvazione, con 647 voti favorevoli, della mia relazione contro le Mgf (Mutilazioni genitali femminili). Una relazione che non vuole solo denunciare il pericolo, ma indicare una strada comune ai 27 Paesi dell’Ue. Il Parlamento ha condannato le Mgf come «violazione dei diritti umani fondamentali» e ha stabilito che solo una lotta comune può bandire dall’Ue questa piaga terribile.
Lottare contro le mutilazioni è difendere la dignità e l’integrità delle donne ma anche lavorare seriamente per una vera integrazione: come si può immaginare che bambine che frequentano le nostre scuole, crescono nella nostra società con pieni diritti e doveri vengano improvvisamente strappate alla normalità della vita per subire questa orrenda mutilazione e poi possano sentirsi protette e inserite? Una bambina immigrata che va a scuola con le altre bambine se sarà sottoposta, specialmente su territorio europeo, a questa orribile menomazione, non solo soffrirà nel corpo menomato, ma si chiuderà nel silenzio e nella disperazione della diversità.
Nella risoluzione si chiede che gli Stati membri considerino reato qualsiasi forma di Mgf per punire chi le pratica, e per creare una strategia comune a tutela delle vittime con meccanismi preventivi ed educativi, con il coinvolgimento dei medici e delle associazioni ma anche degli stessi genitori che devono avere la consapevolezza di quanto male possono fare alle loro figlie.
In Italia, la legge approvata dal governo Berlusconi il 9 gennaio 2006 è all’avanguardia, ma oggi dobbiamo trovare una strada comune per tutta l’Ue respingendo con fermezza non solo l’efferatezza delle Mgf ma anche qualsiasi altra pratica palliativa, come la puntura o altro tipo di medicalizzazione, perché accettarle significherebbe accettare la disuguaglianza della donna, la violazione dei più elementari diritti umani e la negazione della carta universale dei diritti del bambino.


Per questo è necessario che le donne immigrate, le famiglie, le associazioni culturali con le istituzioni e gli organi d’informazione, troppo spesso distratti sull’argomento, siano capaci tutti insieme di operare per il rispetto della dignità e dell’integrità delle «nostre» bambine.
* eurodeputato, vicepresidente
Commissione Commercio

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