Provenendo dal Sud più profondo, ho la fortuna di collaborare da due anni con un ministro della Lega. Per questo, sentendo parlare da una parte minoritaria del Pdl di un governo «a trazione nordista», di una Nazione divisa a metà, di un Pdl incapace di parlare al Sud a causa del suo principale alleato, allinizio sorridevo. Ora mincazzo (avrei preferito unaltra espressione, ma non ne trovo di più adeguate). I fatti parlano chiaro e raccontano: a) di aree del Mezzogiorno il cui sviluppo è ancora condizionato dalle infiltrazioni mafiose, b) di un governo, in particolare di un ministro dell'Interno leghista, che ha ritenuto prioritario il contrasto alla criminalità organizzata, c) di una presenza costante a Caserta, a Bari, a Reggio Calabria, segno di vicinanza anche fisica allemergenza principale del Sud, d) di innovazioni legislative ardite, a lungo vagheggiate dalla sinistra, oggi realizzate dal centrodestra, che hanno permesso risultati straordinari quanto ad arresti di latitanti, e a sequestri e confische di patrimoni mafiosi.
Per questo trovo lunare che una parte del Pdl, quella denominata dei «finiani», non apprezzi, e anzi non consideri, tutto questo, che mostri fastidio per le iniziative della Lega, che preferisca le polemiche a quella sana competizione che verrebbe fuori dal formulare proposte innovative e concrete per il Sud e per lintero territorio nazionale. Seguendo la trasmissione di Paragone, ho notato un certo fastidio in chi è stato comparato a Travaglio e a Di Pietro; ma è un fatto che la direttrice del Secolo dItalia (nel suo editoriale di venerdì scorso) ammonisce il Pdl a collegare il termine «legalità» a Paolo Borsellino e non ai termini del processo Mills: il che non è solo segno di cattivo gusto (perché mescolare il nome di un eroe civile con la polemica politica?), è pure disprezzo per i risultati che il centrodestra al governo e nel Parlamento, grazie alla magistratura e alle forze di polizia, ottiene oggi contro le mafie. Esattamente come fa Travaglio. Noto che il nervosismo talora si traduce in esortazioni alla coerenza; ma come può essere credibile il richiamo all«identità della destra» quando da due anni ci dicono che non cè più destra/sinistra, che siamo in unera de-ideologizzata, e che al più esiste giusto/sbagliato?
Domenica scorsa, dimenticato da tutti, è caduto un anniversario importante: il 18 aprile di 62 anni fa la giovane democrazia italiana rifiutava la tentazione totalitaria e si mostrava in maggioranza ancorata ai valori della propria storia e tradizione. Nei decenni successivi, dallapertura a sinistra al «compromesso storico», la coerenza con la volontà dellelettorato sarebbe venuta meno, anche in virtù della deliberata estromissione della destra dalla politica che contava. Ciò che spiace nello stillicidio delle polemiche è che lautonominata minoranza interna al Pdl ha perso di vista lesito più significativo del berlusconismo: aver fatto finalmente parlare una maggioranza rimasta in silenzio per tutta la Prima Repubblica, averle dato voce e dignità, aver provato a porsi in sintonia con essa, con mille limiti e altrettante difficoltà. Ed è paradossale che ciò sia trascurato da chi, rientrando in gioco, ha contribuito a questo risultato. La gran parte del dibattito sui media continua a concentrare lattenzione sui diritti delle minoranze, e così fa pure Farefuturo; ma tanti italiani (il 75 per cento!) nel 2005 hanno difeso col non voto una buona legge sulla fecondazione artificiale, nel 2007 hanno popolato la piazza del Family day, nel 2009 hanno apprezzato la posizione del governo Berlusconi su Eluana, tifano Bertolaso, vorrebbero i giudici impegnati nel sanzionare i rapinatori più che nellorigliare a spese dello Stato fatti privi di rilievo penale, considerano eroi i nostri militari impegnati nelle missioni allestero. Ecco, questi uomini e queste donne da tempo si chiedono: noi che apparteniamo a famiglie normali, che non rivendichiamo i matrimoni per gli omosessuali, che vorremmo vivere in quartieri in cui la più parte non sia composta da extracomunitari, pur rispettando i diritti di chi viene da Paesi lontani, noi che siamo cristiani, per lo meno quanto a tradizione, che non pensiamo che sulla vita vadano operate sperimentazioni, che facciamo: chiediamo scusa? Dobbiamo sentirci in colpa?
Il «berlusconismo» ha avuto e ha il merito di non far considerare questi italiani, che sono la maggioranza, dei minorati, ma di rendere loro orgogliosi della Nazione in cui vivono. Meglio ancora: è il centrodestra, composto da Pdl e Lega, che ha permesso tutto questo.
*Sottosegretario allInterno