L’intervento Noi, giovani del Pdl in piazza per la libertà

L’aggressione di domenica al presidente del Consiglio, nel cuore di Milano, segna una pagina triste per la democrazia; è ritornata la violenza nelle piazze, come negli anni bui della storia italiana, è riaffiorato con prepotenza il risentimento per l’avversario.
Rancori covati e fomentati da una campagna d’odio che da mesi è montata sulle pagine dei maggiori quotidiani, che hanno effigiato il presidente Berlusconi, ora come capo mafioso, ora come mente occulta delle peggiori stragi degli anni Novanta, a conferma che tutto sembra concesso, tutto sembra lecito se fatto nei confronti del presidente del Consiglio.
È ancor più amaro quanto è successo perché verificatosi durante la manifestazione del Pdl per l’inizio del tesseramento, che è la forma più lineare e democratica di adesione e di sostegno alle idee e alle posizioni di un partito; una manifestazione pacifica per poter parlare alla gente e per ufficializzare la candidatura a presidente della Regione Lombardia: Roberto Formigoni.
È la prova concreta dell’imbarbarimento della politica, di un ritorno al bellum omnium contra omnes, di un clima di veleni le cui responsabilità vanno ascritte all’opposizione, i cui esponenti ora con i loro comportamenti di ignavia, ora con toni violenti hanno contribuito ad alimentare.
Non basta la solidarietà doverosa e la condanna per un gesto di violenza che non può e non deve essere in alcun modo né minimizzato né giustificato, se poi si riprenderà ad alzare i toni del dibattito politico.
I contrasti politici devono avere la loro sede di confronto nei luoghi istituzionali, attraverso metodi di dibattito anche aspri ma non violenti, e nessuna controversia può essere risolta in questo modo.
Si vergogni l’onorevole Di Pietro per le sue dichiarazioni, francamente inaccettabili, che sembrano attribuire, guarda caso, ancora al presidente del Consiglio la responsabilità di tutto.
Ma si rende conto l’ex magistrato della gravità di tali farneticazioni quando sostiene che la dilagante esasperazione è frutto dell’assenza di politiche economiche e sociali di questo governo nei confronti di migliaia di lavoratori e padri di famiglia? Ha immaginato quale spirale di violenza possano innescare le sue affermazioni? Basterebbe leggere come sulla notizia si siano scatenati i social network, da Twitter a Facebook - con gruppi intitolati «Massimo Tartaglia personaggio dell’anno» o «Io sto dalla parte di Tartaglia» - per comprendere la follia collettiva che ha già contagiato la rete.
Non credo che sia poi utile sapere se l’aggressore abbia agito scientemente, se mandato da qualche gruppo facinoroso, se sia sano di mente oppure affetto da disagio psichico, preoccupa invece se tanti Tartaglia potranno ancora affollare le piazze italiane e impedire la pacifica e doverosa diffusione delle idee in un sistema democratico.
Occorre che la coscienza di ognuno di noi non si indigni soltanto, ma si mobiliti.


Noi giovani del Pdl dobbiamo scendere in piazza per chiedere con forza di non mettere mai fra parentesi l’etica della politica, l’etica della responsabilità, l’uomo e il rispetto dell’uomo. Chiedo a chi voglia seguirci non la tessera di partito, né l’appartenenza politica, ma soltanto una forte e sentita richiesta di libertà.
*europarlamentare del Pdl

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