Trovo molto positivo ed interessante il dibattito che si è aperto sulle prospettive del Popolo della libertà. Ad Arezzo, nei giorni scorsi, insieme ad Ignazio La Russa e con la partecipazione di tutti i principali esponenti del partito, abbiamo pubblicamente e positivamente discusso di temi concreti, non solo relativi al futuro del Pdl, ma anche al futuro dellItalia. Tasse, sicurezza, famiglia, contrasto allimmigrazione clandestina e tanti altri temi sono stati al centro della nostra riflessione. Senza esclusioni e in un confronto libero ed arioso. Si sta ora discutendo se debba prevalere la guida carismatica tipica del nostro partito, cioè quella di Silvio Berlusconi, a cui si deve il bipolarismo in Italia e quindi il grande cambiamento dellorganizzazione della politica, o un modello classico tradizionale in cui i gruppi dirigenti e il territorio debbano avere la loro voce e il loro peso.
Io credo che dalle esperienze precedenti di Forza Italia, di Alleanza nazionale e degli altri partiti e movimenti che hanno dato origine al Pdl si debba prendere il meglio. Prendiamo le esperienze positive del recente passato per costruire un grande futuro. Una guida carismatica, un rapporto diretto tra un grande leader e lopinione pubblica sono alla base del bipolarismo, dello spirito che deve caratterizzare il Pdl. Un partito non a caso nato dal rapporto tra una forte leadership e la gente. Penso alla grande manifestazione del 2 dicembre 2006 a Roma, alla decisione di Fini e Berlusconi di formare prima le liste unitarie e dopo il partito unico, al consenso degli elettori nel 2008 che ha benedetto con una valanga di voti la scelta unitaria, e in fine al congresso nel marzo del 2009. Hanno deciso, insomma, prima gli elettori e poi le strutture che hanno dato luogo ai momenti congressuali e statutari anchessi indispensabili per dare una corretta veste a un grande progetto politico.
Nel passato, invece, questi progetti nascevano prima con fumose discussioni sugli statuti e gli organigrammi e spesso finivano proprio per questo per fallire. Il Pdl quindi nasce su questo rapporto diretto. Fu così anche per la discesa in campo di Silvio Berlusconi alle elezioni del 1994 ed era stato così qualche mese prima con la candidatura di Fini a sindaco di Roma. Ma, proprio perché si deve prendere il meglio dal passato, credo sia giusto soprattutto sul territorio dare voce alle classi dirigenti. Il Pdl deve essere il partito che, con una forte leadership fa le grandi scelte sulleconomia, la sicurezza, le questioni etiche, la politica internazionale, ma che poi dà voce al territorio quando si devono soprattutto svolgere elezioni amministrative o regionali. Il Pdl va fatto anche giorno per giorno, città per città, quartiere per quartiere. Da militanti, quadri politici, strutture organizzative che non debbono essere considerate un peso, bensì una risorsa. Militanza, passione, partecipazione, quindi.
Allinterno poi di questa struttura il dibattito deve essere libero. Faccio un esempio che potrebbe sembrare paradossale. Vittorio Feltri, che pure ha espresso fortissime critiche nei confronti di Gianfranco Fini, nella sostanza la pensa come lui su diverse questioni: in particolare su quelle cosiddette etiche. Io e molti altri invece facciamo parte di quella vasta maggioranza del Pdl che ha voluto la legge sul testamento biologico approvata al Senato, che contrasta la banalizzazione dellaborto. Bisogna avere paura di questo dibattito? Penso proprio di no. E, riprendendo un concetto che sulle pagine de il Giornale ha scritto ieri Fabrizio Cicchitto, non credo che ci si debba cristallizzare nelle precedenti correnti dei partiti che si sono fusi nel Pdl, o negli schematismi delle appartenenze precedenti. Ci può essere una sana e positiva mescolanza. Ci possono essere ex esponenti di diversi partiti che si trovano daccordo su un tema o in disaccordo su un altro. Lo si è visto nella recente discussione sulle alleanze in vista delle elezioni regionali, oppure lo si vede quando, talvolta, chi viene da destra percorre sentieri innovativi su alcune questioni, come quella dellimmigrazione, o altri, come il sottoscritto, mantengono una chiara e netta posizione in favore dei principi di legge e ordine e di contrasto alla clandestinità. Sulla cittadinanza sottoscrivo dalla prima allultima riga quanto sta facendo lonorevole Bertolini proveniente da Forza Italia, mentre non sono affatto daccordo sulla cittadinanza breve che altri propongono. Insomma, confrontarsi in un grande e libero partito è un fatto assolutamente positivo. E Silvio Berlusconi nelle riunioni dellufficio di presidenza sta favorendo questa discussione, non imponendo scelte o discipline da caserma.
Certo, ci sono momenti in cui una leadership carismatica va ascoltata e rispettata e in quelle fasi in cui dovesse essere posta una sorta di questione di fiducia bisogna sostenere chi ha il merito di avere favorito questo grande miracolo del bipolarismo e soprattutto questo grande evento della nascita del Pdl.
Insomma, non restiamo ancorati al passato, ma dalla nostra memoria prendiamo quanto di meglio ci possa essere. Rispettiamo e sosteniamo una leadership forte, ma valorizziamo lenergia e le militanze del territorio.
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