L’INTERVISTA 4 IVICA KOSTELIC

KvitfjellHa conquistato l'alloro del migliore con cinque giornate di anticipo, ma è stato vincendo sette gare in meno di un mese, ad inizio anno, che Ivica Kostelic aveva già chiuso i conti con la fortuna. Era gennaio e lui si mise la corona sul capo, centrando successi in tre discipline diverse e due podi per un totale di 999 punti. Ai Mondiali di febbraio il re era stanco: gli è bastato un bronzo in Superg ed un po' di riposo per tornare a ruggire. Ieri in Super G ha lottato e perso (8°, vittoria a Cuche che l’ha passato in classifica di specialità 291 a 227) ma la settimana prossima a Lenzerheide, nonostante la coppa generale sia già sua, darà battaglia per confermarsi primo della classe anche in slalom.
Perché il leone che ama Marlon Brando ma si commuove come alla melodia del gospel «This train is bound to glory», vuole vincere vincendo?
«Perché è meglio essere in testa che rincorrere la leadership. Lo slalom è la mia disciplina preferita e di andare così forte fra le porte strette non mi capitava dal 2003».
Una vita di sacrifici e la coppa generale è arrivata: questo la rende simile a sua sorella Janica, baby pensionata dopo aver sbancato il banco già a 18 anni ed ora suo mentore prezioso?
«Le nostre carriere sono incomparabili: lei è stata molto più forte di me. E soprattutto io la ascolto, non come lei quando le ripetevo di non ritirarsi così giovane».
Lei non ha peli sulla lingua quando si tratta di alzare la voce e lavorare per evitare incidenti in pista.
«Basta con le prove in pista al mattino troppo presto, soprattutto d'inverno: mancano luce e visibilità. Basta anche con gli attacchi degli sci che non si aprono quando si cade. Tutti ricordate il volo di Hermann Maier nel ’98 a Nagano: eppure sarebbe stato ben più lieve se gli sci si fossero staccati».
Anche quest'anno un atleta è finito in coma: si parla di modificare i tracciati più pericolosi, poi però gli atleti spingono al massimo. Perché?
«Infatti, non approvo questo fatalismo nel dire che lo sci è pericoloso. Io farò una proposta alla federazione al prossimo congresso di primavera».
Che cosa ha escogitato?
«Con mio padre proporremo di abolire l'inversione dei 30: per entrare nel primo gruppo di merito e gareggiare con pettorale basso infatti c'è gente che scende davvero alla morte. Noi pensiamo di allargare il gruppo a 40, solo 30 fanno punti e l'inversione si fa con i migliori 20, così il gruppo si allarga».
Altra figura centrale nel suo percorso è papà Ante che ha confessato di avere un rimorso: non aver fatto studiare lei e Janica abbastanza.
«Eh, era un cruccio di mia nonna. Lui voleva fare lo sportivo e gli fecero studiare musica. Naturale che abbia fatto di Janica e me due sportivi! Ora però sono iscritto a Storia all'università».


Lei, croato, ha vissuto la guerra.
«Abbiamo lottato per l'indipendenza fra '91 e '95: è un processo ancora lungo, ci vuole tempo per cogliere la portata storica di un tale cambiamento. Spesso la rivoluzione non basta se non c'è evoluzione».

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