L’INTERVISTA 4 MARINA RIPA DI MEANA

Pronto, contessa Marina Ripa di Meana? Può dedicarmi un minuto?
«Sì. Bau bau. Zitto!»
Zitto io?
«No. Dico al cane. Lei parli pure...».
Allora, si è pentita?
«Pentita di cosa?».
Di aver versato la pipì su Sgarbi.
«Neanche un po’, anzi lo rifarei».
Ma come, una signora dal sangue blu che si balocca con la pipì?
«Precisiamo: quella non era pipì, ma “piscia d’artista”»?
E chi sarebbe l’«artista»?
«Io, e chi se no?».
Anche la pipì - anzi la «piscia» - era sua?
«Certo che sì. Altissima e purissima».
Come l’acqua Levissima. Ma Sgarbi non è Messner, e non ha gradito.
«Neanche un po’. Mi ha ricoperta di improperî: stronza, troia, puttana e via offendendo».
Lei ha risposto per le rime. Proprio una bella gara...
«Ma la mia voleva essere solo una provocazione, mi dispiace che Vittorio l’abbia presa così male».
Eccola la parola magica che emenda da qualsiasi responsabilità: «provocazione».
«Mi sono ispirato alla “merda d’artista” di Piero Manzoni».
Ma Manzoni la sua merde d’artiste l’ha chiusa in un scatoletta, mica è andato in giro a gettarla addosso ai critici...
«Io sono andata oltre. Così la prossima volta impara...».
In che senso «la prossima volta impara...». Che cosa vuol dire?
«Lasciamo perdere...».
No, no, non lasciamo perdere. Ci spieghi...
«Sgarbi ha censurato dalla Biennale di Venezia un artista che aveva presentato una foto che immortalava insieme a me, mio marito e Alberto Moravia».
E qual è stata la motivazione addotta da Sgarbi?
«Che io, mio marito e Moravia siamo tre rincoglioniti».
Lei smentisce, ovviamente.
«Cosa, la censura?».
No, di essere rincoglionita...
«Guardi, io sono lucidissima. Nella mia vita ho frequentato fior di artisti. Vittorio invece si è rivelato un piccolo uomo in Lebole...»
Che intende per «uomo in Lebole»?
«Un uomo ordinario. Che crede di essere chissà chi e invece è piccino piccino».
Vabbè, abbiamo capito che lei c’è rimasta male per lo sgarbo di Sgarbi e così ha deciso di vendicarsi tirando fuori la storia della «piscia d’artista».
«No, le cose non stanno così. Io credo davvero nel valore artistico della mia ampollina di “piscia d’artista”».
Ancora con la storia della «piscia d’artista»?
«Se Vittorio amasse davvero le donne come dice, si sarebbe dovuto inchinare, baciandomi la mano. E conservare gelosamente la mia preziosa ampollina».
Scusi contessa, è sicura di sentirsi bene?
«Invece Sgarbi l’ampollina col mio nome l’ha scaraventata per terra».
Sì, e sembrava anche piuttosto schifato. Si è tolto la camicia ed è rimasto a torso nudo.


«Spero che almeno qualcuno abbia conservato la camicia macchiata dalla mia piscia d’artista».
Per portarla in lavanderia?
«No, per conservala in una teca ed esporla alla prossima Biennale di Venezia».
Come se fosse la Sindone.
«Sì, la Sindone della pipì d’artista, firmata Marina Ripa di Meana».

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