L’INTERVISTA 4 MAURIZIO GASPARRI

RomaRilanciare il Pdl ma senza cedere alla sindrome da 8 settembre. Quindi «movimentismo, confronto a tutto campo ma anche serietà e lucidità per individuare i problemi reali», senza procedere con semplici operazioni di maquillage. Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, analizza lo stato dell’arte nel partito e benedice la sfida delle primarie schierandosi con decisione per quelle di coalizione.
Presidente Gasparri, oggi lei ha partecipato al vertice di Palazzo Grazioli. È vero che state alzando il pressing su Tremonti per ottenere la riforma fiscale?
«Abbiamo parlato di tutto, compresa la questione della riforma fiscale che resta un obiettivo per il futuro».
Ma esiste l’intenzione di rafforzare il ruolo del partito nelle scelte di politica economica?
«Esiste la necessità di rispettare le competenze di tutti, senza immaginare contese o scimitarre affilate. Alfano ha un ruolo operativo riconosciuto da tutti. Ma tutti siamo consapevoli che oltre alla necessità di stimolare la crescita c’è il dovere di rispettare i vincoli dettati dall’Europa».
Per il rilancio del Pdl è sufficiente la nomina di Alfano?
«Ovviamente no. Ma la sua nomina ci dice che il Pdl ha un futuro e una guida nuova in grado di dargli un senso di prospettiva».
Può essere la figura giusta per riaggregare il fronte dei moderati?
«Certamente. Ma deve soprattutto maturare nei cattolici la consapevolezza che a colpi di distinguo si finisce per diventare il grimaldello della sinistra estrema».
Si parla molto di primarie. Lei come le immagina?
«Aperte agli iscritti ma attraverso un tesseramento a costi limitatissimi, semplici, senza procedure barocche da ancien regime».
Primarie del Pdl o di coalizione?
«Senza dubbio di coalizione in un’alleanza forte che si senta poi vincolata al responso popolare».
C’è chi sostiene che anche Fini potrebbe concorrere. Ci crede?
«Per partecipare alle primarie bisognerebbe far parte della coalizione...Non credo sia questo il caso».
Lei chiede serietà nel rilancio del partito. C’è qualcosa che non le torna in quello che ha visto in questi giorni?
«Perché io credo in un partito serio non in una kermesse permanente. Il partito bisogna farlo tutti i giorni attraverso la militanza e la presenza tra la gente. Il movimentismo deve essere intelligente, non basta l’ammuina per l’ammuina».


Sul fronte degli ex An c’è molto fibrillazione.
«C’è parecchio malumore tra chi è uscito dal Pdl. È in corso un movimento di ricomposizione dentro il centrodestra. Se avviene un riavvicinamento anche per gradi io ne sono felice».

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