L’INTERVISTA ALESSANDRO DEL PIERO

L’INTERVISTA  ALESSANDRO DEL PIERO

TorinoDiciassette stagioni con addosso la maglia della Juventus: abbasso la scaramanzia, soprattutto se al termine di quella che inizierà ufficialmente domenica arriverà la vittoria di un trofeo. Alessandro Del Piero, al di là del mal di schiena che non dovrebbe impedirgli di scendere in campo contro il Chievo, è pronto: «Le aspirazioni restano quelle massime. Dopo la serie B, il terzo e il secondo posto degli ultimi campionati, ho bisogno di altro: durante questi anni di astinenza, ho sempre pensato a quando sarei tornato a vincere con la Juve. Ecco, è arrivato il momento di smettere di pensare».
La Juve è davvero pronta per l'ultimo salto di qualità?
«Dipenderà da noi e dal campo. Domenica ci sarà il Chievo, che l'anno scorso ci fece male: dobbiamo cominciare bene. Ci attende un'avventura emozionante che dovrà avere un finale fantastico».
È legittimo tutto l'entusiasmo che vi circonda?
«Sono arrivati giocatori importanti, giovani, ma già con esperienza ai massimi livelli. Diego è uno tosto davvero, forte fisicamente e capace di giocare sempre la palla. Peccato solo per qualche infortunio di troppo».
A proposito: non avrete Sissoko per più di un mese e l'anno scorso, quando si fece male lui, la Juve si fermò: preoccupato?
«Se non sapremo sopportare eventuali assenze, saremo messi male. Quando Momo finì ko, comunque, c'erano già tanti infortunati e una situazione interna particolare».
Se non doveste vincere nulla sarebbe un fallimento?
«Dipende da come andrà la stagione. Noi partiamo per centrare i massimi obiettivi, ma lo diciamo sottovoce».
La Juve deve invidiare qualcosa all'Inter?
«No, anche se per ovvi motivi sono loro la squadra da battere. Hanno avuto un mercato particolare, ma non hanno perso nulla in qualità né in alternative. Deciderà il campo chi è il più forte».
Intanto Mourinho e Lippi si sono già beccati.
«Io spero che Lippi abbia azzeccato il pronostico, tutto qui. L'anno scorso, comunque, non mi sono offeso quando il ct pronosticò l'Inter campione d'Italia: se poi tra loro due c'è dell'altro, non lo so e non mi interessa».
Nessun fastidio allora per certe dichiarazioni del nerazzurro?
«La mia idea è che quella di Mourinho sia una strategia per caricare di responsabilità gli altri e lasciare tranquilli i suoi giocatori. Non so se sia bravura, furbizia o mancanza di rispetto: lui però è fatto così ed è bravo a lanciare messaggi. Noi però non dobbiamo farci colpire dalla cultura del sospetto. La sua è una tattica: l'importante è non cascarci. Quello che dice non mi fa né caldo né freddo: vivo tranquillo lo stesso».
A proposito di Lippi e di nazionale: baratterebbe la convocazione per i prossimi Mondiali con l'accoppiata campionato-Champions?
«Mettiamola così: dovessimo vincere tutta quella roba, come potrei rinunciare all'azzurro?».
Cosa ha portato di nuovo Ferrara nella Juve?
«È presto per dirlo. Ha un suo modo di gestire il gruppo e gli allenamenti, questo sì».
Lui vorrebbe che vi divertiste in campo: lo state facendo?
«Ci si diverte quando si vincono le partite vere».
In cosa il Del Piero di oggi è uguale a quello di 17 anni fa?
«Nella voglia di giocare, primeggiare e vincere».
Questo però è il primo precampionato in cui non ha segnato un solo gol.
«Ho deciso di tenerli tutti per quando conta davvero».
A questa Juve manca ancora qualcosa?
«Di mercato non parlo».
Però è partito Zanetti: sorpreso?
«Sì. Con lui c'era un legame forte: ma se la decisione è stata presa di comune accordo, va bene così».
Le manca Nedved?
«Molto. Ma continuiamo a sentirci.

Certo non sarò io a dire se tornerà in società».
Cosa pensa della proposta di Berlusconi di tagliare gli stipendi dei calciatori?
«I problemi del calcio sono altri. E la Juve è la dimostrazione che ci si può autofinanziare rimanendo ad altissimo livello».

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