L’INTERVISTA ALICE RIVLIN

Alice M. Rivlin è rispettata da tutti a Washington, anche dai repubblicani. E basta dare un’occhiata al suo curriculum per capire perché. Ai tempi di Clinton è stata direttrice dell’Ufficio del Budget della Casa Bianca; poi è stata nominata vicepresidente del Board dei governatori della Federal Reserve, oggi è direttrice di programma del Brookings Institute, celebre think tank progressista di Washington. Alice M. Rivlin ha accettato di commentare con il Giornale il piano presentato da Geithner.
Perché Obama ha scelto questa soluzione?
«Chiedendo la cooperazione dei privati, Obama conta di ampliare le somme da impiegare nel risanamento del sistema bancario. Non è la via più lineare, anzi la soluzione scelta è complicata, ma così il governo amplia le proprie capacità d’intervento e fa affidamento sui privati per valutare gli asset tossici».
Asset che però fino a ieri nessuno voleva. Perché oggi dovrebbero avere un mercato?
«Perché il governo offre garanzie ai privati e si assume gran parte dei rischi. Obama spera che con questa copertura gli investitori accettino di investire la liquidità, che ora invece resta parcheggiata sui conti corrente».
E così sono altri mille miliardi a carico del contribuente. In totale gli interventi pubblici superano i 4mila miliardi. Sono sostenibili?
«Qui non si tratta di sostenere, ma di eliminare, ovviamente, i debiti. Occorre che il sistema finanziario riprenda a funzionare, e ricominci a concedere crediti alle famiglie e alle aziende».
Ma il piano funzionerà?
«Sinceramente non lo so. La crisi è talmente complessa da rendere difficile qualunque previsione. Ma il tentativo va fatto e Obama merita di essere sostenuto».
Perché non nazionalizzare le banche?
«Perché in un Paese come gli Usa le resistenze sono enormi, per ora insormontabili, mentre l’abbinamento governo-privati rappresenta un compromesso rassicurante. Può permettere un risultato analogo senza lo choc di una nazionalizzazione diretta».
Obama cerca simultaneamente di salvare le banche, rilanciare l’economia, varare investimenti strutturali. Non era meglio graduare, stabilendo delle priorità?
«Non credo, Obama sta facendo le cose giuste per cambiare davvero la situazione.

La riforma sanitaria è necessaria, il rilancio dell’economia fondamentale, come il risanamento bancario. Se avesse atteso o rinviato, avrebbe rischiato di perdere l’attimo propizio o comunque di perdere la battaglia cruciale: quella per scongiurare una recessione prolungata».
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