L’INTERVISTA BARBARA ZICCHIERI

Roma«Io a Casapound non ci sono andata. E se ci fossi andata... mi sarei avvelenata». Barbara Zicchieri, sorella di Mario, un ragazzo missino ucciso nel 1975 a Roma, spiega perché lei e sua madre, Maria Lidia sono scandalizzate per l’incontro fra l’ex brigatista e i giovani del centro sociale della destra romana. Ieri Barbara ha scritto una mail molto appassionata per spiegare il suo disagio: l’ha inviata alle agenzie, ai Tg e diversi giornalisti, fra cui chi scrive.
Perché condanna quel dibattito?
«Vede, mio fratello è stato ucciso da un gruppetto che ha fatto la sua prova del fuoco su due ragazzini, sparando con un fucile a pompa. È morto dissanguato. Per quel delitto sono stati processati un gruppo di militanti del cosiddetto Co.co.ce, una formazione extraparlamentare che agiva nelle periferie romane. Il principale imputato era Valerio Morucci».
Che però fu assolto.
«Condannato in primo grado, assolto in secondo. Ma tra i due processi, precipitò il caso Moro».
Perché lo vuole ricordare?
«Ai magistrati Morucci serviva – e infatti lo fece - per ricostruire la dinamica del sequestro Moro. Visto che i giudici ignorarono i testimoni oculari che lo avevano riconosciuto, ci siamo convinte, io, mia sorella e mia madre, che, data la sua dissociazione dalle Br e la sua collaborazione, lo abbiano giudicato con un occhio più benevolo».
Quindi volete perseguitare Morucci?
«Al contrario. Vorremmo solo verità da lui. Pensi che mia madre gli fece un’offerta pubblica: se avesse detto tutto quello che sapeva sulla morte di Mario, si sarebbe battuta per la sua riabilitazione, fino a mettersi in strada con i cartelli».
E come andò a finire?
«Con una gelida dichiarazione di Morucci all’Adn Kronos contro mia madre: “Dicesse, dicesse...”. Sembrava una presa in giro, non ce lo siamo dimenticate».
Perché secondo voi Morucci non ha detto tutto?
«Quando una volta lo sentii dire di mio fratello: “Zicchieri? Non mi ricordo questo ragazzo, ne sono morti tanti...”, mi vennero i brividi. Ma come, era stato processato per quel delitto e non se lo ricordava? Sono convinta che protegga qualcuno, qualcosa, forse se stesso, forse dei suoi ex compagni».
E non comprende un atteggiamento come questo?
«No. Credo che sia omertoso. E che sia un ostacolo alla risoluzione del problema che questo Paese ha, con la memoria degli anni di piombo».
Lei cosa ha fatto?
«Ho scritto persino a Fini. Ma solo per un bisogno simbolico: Mario era sua amico».
Che cosa chiedete ai ragazzi di destra?
«Di non celebrare la memoria di nostro fratello e degli altri ragazzi caduti solo negli anniversari. Di non mettere anche loro le vittime nel dimenticatoio, e i carnefici sugli altari».
Ma ha provato a spiegarglielo?
«Ho scritto ai dirigenti di Casapound una mail. Mi hanno risposto: “Ci abbiamo parlato noi, Morucci è sincero”».
Ne sono convinti, evidentemente.


«Temo che in questo modo non si faccia giustizia. Noi non vogliamo vendette. Ma nemmeno una amnistia maldestra in cui ci si lava le mani fra ex nemici, con un gesto che non è coraggioso né nobile: perché trascura ciò che ci sta più a cuore: la verità».

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