L’INTERVISTA DAVIDE FERRARIO

«Se ne parla tanto, ma in maniera polemica e sbagliata», sottolinea Davide Ferrario, che nell’Unità d’Italia vede una giacchetta corta, tirata da destra e da sinistra. Il 5 maggio l’autore di Tutta colpa di Giuda sarà a Genova con la sua troupe, per la commemorazione ufficiale (alla presenza di Giorgio Napolitano) della partenza dei Mille, ma intanto freme, perché, nonostante l’interesse iniziale del ministero dei Beni Culturali, il piatto di Piazza Garibaldi piange «perché alla fine non ho visto un quattrino».
Va sulle tracce dell’avventura di Garibaldi. Che film sarà il suo?
«È un film antropologico: cerco di rintracciare i caratteri degli italiani, costanti nel tempo. Da diagnosta, vorrei procedere a un’analisi corretta».
Quali sono, per lei, i caratteri italiani tipici?
«Il nostro popolo è l’unico, in Europa, a non aver ucciso il padre. A non aver fatto, cioè, la rivoluzione. Piuttosto, uccidiamo il fratello. Non a caso, un mito fondante è quello di Romolo e Remo, fratricidi. Basta guardare ai fratelli fondatori del Pdl».
Ma il film in sé, come affronta il Risorgimento?
«Ripercorro la strada dei Mille, partendo da Genova e andando in Sicilia, passando per Napoli, Teano, la Basilicata. Ho girato le prime scene a Bergamo, la città dei Mille, perché diede il maggior numero di volontari alla spedizione. Da una parte è un docufilm e si vedranno i discendenti dei garibaldini, che testimoniano. Dall’altra, Marco Paolini, Filippo Timi e Toni Servillo leggeranno, nelle città italiane d’oggi, brani di Saba, Leopardi, La Capria, che dicono molto di com’eravamo. Si tratta di piccoli monologhi di un minuto e mezzo, messi in scena in luoghi significativi. Così Toni Servillo, partenopeo, leggerà Ragionamento sulla bella giornata di Raffaele La Capria, nei vicoli degradati di Napoli. Una perdita d’innocenza dell’oggi».
Nel suo Risorgimento on the road, circola un’idea positiva o negativa del movimento?
«Circola un’idea molto personale: quest’Italia è stata fatta come nei matrimoni: ci tocca convivere, ma nella convivenza cominciano i guai. E poi, da noi, si strumentalizza tutto».


Toni Servillo recita anche nel film di Martone: si candida a icona risorgimentale?
«Toni si sente schiacciato. M’ha detto: “Con te ci vengo, ma non farmi apparire nei titoli dei giornali”. Alla fine, ha poche pose con Martone e un minuto e mezzo con me».

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