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L’INTERVISTA IL DIRIGENTE DELLA CRI

Leonardo Cammenati, capo dipartimento delle emergenze per la Croce rossa italiana è stato il primo a giungere ad Haiti, dopo il terremoto. Al Giornale spiega perché i grandi investimenti nella ricostruzione e per progetti a lungo termine non sono ancora decollati.
Sei mesi dopo il terremoto la situazione ad Haiti è in fase di stallo?
«Sono tornato sull’isola tre settimane fa. La situazione si è leggermente stabilizzata per quanto riguarda i siti legati alle tendopoli dei terremotati, anche se non tutti hanno gli alloggi provvisori tipo shelter (come i prefabbricati dell’Aquila nda)».
Perché non si è ancora investito nella ricostruzione o in alloggi più adeguati per i terremotati?
«Esiste un grave problema sui terreni dove ricostruire. In particolare è difficile individuare la proprietà. Inoltre sono in atto forti speculazioni, anche in altri campi. Noi della Croce rossa, che compriamo derrate alimentari, ci siamo resi conto che i prezzi sono schizzati in alto. E il governo non prende l'iniziativa».
In pratica c’è chi approfitta del terremoto…
«Il terreno dove la Croce rossa ha la sua base ci era stato dato in prestito da una catena alberghiera. Lo vorremmo comprare dato che ad Haiti ci resteremo per dieci anni, ma il prezzo proposto è fuori mercato. E trovare magazzini, che non costino un occhio della testa, è difficilissimo».
Per questi motivi molto del denaro raccolto per il terremoto non è stato ancora utilizzato?
«Questi problemi affliggono un po' tutta la macchina organizzativa. Inoltre si temono altre emergenze: Si sta avvicinando il periodo degli uragani, e pure il clima politico non è dei migliori.

Ci vorrà ancora un po' di tempo, ma entro la fine dell'anno gli investimenti ripartiranno».

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