L’INTERVISTA KAY RUSH

Kay Rush, è d'accordo con l'iniziativa del governo indiano, che sta registrando e codificando l'intera tradizione dello yoga?
«Assolutamente no, lo yoga è universale, deve essere di tutti. È una chiave per unire il corpo, la mente e lo spirito, non appartiene a nessuna religione o cultura. Né si può brevettare. È vero però che esistono delle persone capaci di andare oltre il già conosciuto creando un metodo che manterrà il loro nome».
Ecco lei è favorevole a queste varianti?
«Certamente non a tutte, alcune non hanno fondamento. Io seguo il metodo iyengar, e mi piace anche il power yoga che si basa su un insieme di regole ben precise, studiate, ma non mi verrebbe mai in mente di praticare il boga o lo yogenco. Mi sembrano iniziative esclusivamente commerciali, ma non hanno nulla a che vedere con lo yoga, anche se oggi sono di moda».
Perché?
«Non si possono unire yoga e ballo, o yoga e boxe.

Sarebbe come fare sci alpino con le ruote. O ancora: è l'equivalente di mischiare il vino con la coca cola. Certo, c'è gente che se lo berrebbe, ma cosa devo dire? Peggio per loro, non hanno capito niente. Lo yoga è altro».

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