L’INTERVISTA LA MAMMA

Al telefono risponde la mamma. A casa Vollaro, a Torre del Greco, si brinda. Si è riunita tutta la famiglia a festeggiare. Un clima completamente diverso da due mesi fa. Allora aveva risposto il padre, Pasquale. Voce tesa e preoccupata. Il figlio chiamava e lanciava messaggi disperati. «Siamo stremati. Soffriamo la fame. Aiutateci». Allora era rabbia e senso di impotenza. Oggi invece è tutta un’altra storia. «Tra due o tre giorni Giovanni torna a casa». A dirlo non ci credo ancora. Ma io sono sempre stata ottimista» dice Patrizia, la mamma.
Quando avete ricevuto la notizia della liberazione?
«Mi ero svegliata con uno strano presentimento. Ero ottimista, mi sentivo che qualcosa di buono doveva succedere. E infatti verso le otto e trenta l’Unità di crisi mi ha fatto una strana telefonata chiedendomi come stavo e come mi sentivo».
E non le hanno detto niente?
«Sul momento no. Poi la notizia ufficiale l’abbiamo ricevuta verso le dieci e mezza. Dalla Farnesina ci hanno detto che era tutto finito. Che i nostri ragazzi sarebbero tornati a casa. Non le dico che gioia».
E quando ha sentito Giovanni?
«Poco dopo. Mi ha telefonato lui stesso, era ancora sulla nave scortato dai militari. La prima cosa che mi ha detto è stata: “mamma mi vuoi bene”? E io gli ho detto “sei il cuore mio”. Poi ha voluto parlare con il bambino. Da ieri ci ha telefonato altre quattro volte».
Come sta suo figlio?
«Abbastanza bene considerando che è da sette mesi lontano da casa e quattro mesi in mano ai pirati. Hanno sofferto molto la fame. Un po’ di riso e mezzo litro d’acqua al giorno. Hanno perso quindici chili. Li hanno lasciati in mutande. Gli hanno portato via tutto, anche i vestiti».
E psicologicamente?
«Chi può dirlo, nessuno può essere nella loro testa, capire cosa significa stare per quattro mesi con dei pirati che ti tengono il fucile puntato».
Sono stati visitati da un medico?
«Sì. Il medico che domenica è salito a bordo per visitarli li ha trovati bene. Ma Giovanni ad esempio non si ricordava quando era nato».
Tornerà in mare Giovanni?
«No. Era la sua prima volta in nave. E l’ultima. E anche se lui volesse tornare a imbarcarsi la sua famiglia glielo impedirà.

Non vogliamo rischiare di vivere ancora questa brutta esperienza. Per questo chiedo che ora i politici, il governo aiutino questi ragazzi a trovare un nuovo lavoro. Sulle navi non ci devono tornare».
È stato pagato un riscatto?
«Questo io non lo so».

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